Claudio Calvetti, responsabile del settore giovanile gialloblù, ospite al Vighini Show, ha fatto un'analisi sulle condizioni del vivaio del Verona e del

Lo stato del settore giovanile? “Il settore giovanile va visto in un’ottica di 4/5 anni. Negli anni tra C e B dove c’erano altri obiettivi, le risorse economiche erano diverse. Questa società è molto attenta allo scouting e anche nell’individuare talenti nel calcio italiano. Io sono tornato a Verona perché ho visto nel presidente e nell’allenatore la voglia di formare un progetto. In questo anno e mezzo abbiamo visto miglioramento e abbiamo individuato giocatori interessanti”.

Riconnettere il Verona al territorio? “Siamo messi molto bene, abbiamo dato inizio ad una serie di affiliazioni e collaborazioni con molte società. Non puntiamo soltanto nel territorio veronese ma anche in tutto il Veneto, tenendo conto anche della povertà del calcio italiano. Poi c’è anche il discorso di FMY che ha scelto il Verona come sponsor tecnico, il che ci permettere di fare scouting anche a livello nazionale. Devo ringraziare il presidente per gli sforzi fatti, il nostro budget è aumentato sensibilmente. Abbiamo cercato di tamponare nel breve tempo e di darci una struttura come merita una squadra di Serie A. L’unica cosa, e so che il presidente ci tiene, ci mancano le strutture adeguate”.

Un confronto con la Primavera del Chievo? “Bisogna andare nel proprio bacino d’utenza quindi Verona e provincia. In questo momento sia noi che loro abbiamo un ottimo settore giovanile. Loro possono vantare più continuità visto che hanno conservato lo stesso gruppo di lavoro e i risultati sono arrivati. Durante gli anni della C la nostra unica arma contro il Chievo è stata la fede dei tifosi, molti genitori hanno preferito mandare i propri figli a giocare nel Verona anche nella speranza di vederli giocare in prima squadra. Inoltre c’è anche un po’ di rivalità come nella prima squadra”.

Come mai non ci sono stati debutti nella prime squadre? “Non voglio essere ulteriormente catastrofico ma facendo il paragone con l’Europa siamo indietro. Il giovane che non debutta in prima squadra è un discorso culturale, nel senso che è cultura che i giovani non sono ancora pronti. Se paragoniamo il nostro campionato con altri, per noi è impensabile che un classe ’95 giochi in prima squadra. Poi ci sono troppi stranieri”.

La cessione di Donsah? “Lui si è messo in evidenza l’anno scorso, ha fatto un ottimo campionato e ha ancora margini di miglioramento. Il giocatore ha portato nelle casse del Verona un grande cifra, quindi è normale che la società abbia deciso di cederlo. Inoltre è anche un discorso economico, dato che si tengono d’occhio i bilanci”.

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 27 novembre 2014 alle 23:15
Autore: Matteo Rocchini / Twitter: @RoccoN71
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