Non è mai una partita normale, quella tra Frosinone e Verona. Un campionato fa, in Serie A, il contorno delle loro sfide fu animato. In Ciociaria, all’andata, l’Hellas perse per 3-2 e, dopo cinque anni di apprezzato servizio, esonerò Andrea Mandorlini. Nell’incontro di ritorno, all’ultimo secondo, un colpo di testa di Frara diede il 2-1 al Frosinone e scatenò Maurizio Zamparini, presidente del Palermo, anch’egli coinvolto nella lotta per la salvezza, che accusò i giocatori del Verona di essersi «scansati», con conseguenti, infuocatissime, polemiche. Sia l’Hellas sia il Frosinone retrocessero e, adesso, il duello viaggia su poli opposti: non di bassa, ma d’alta classifica. Il rituale che anticipa la gara del Matusa è consolidato: «Importante, ma non decisiva», ripetono sulle opposte sponde Pasquale Marino e Fabio Pecchia, i due tecnici. Il Frosinone, tuttavia, arriva al clou di giornata sull’onda lunga di un filotto di tre vittorie consecutive interrotto dal pari di Pisa, domenica, e con 360’ di inviolabilità della porta, mentre Pecchia nel 2017 l’ha spuntata soltanto una volta (con la Salernitana).

STRISCIA NERA Il Verona ha perso 4 delle ultime 5 gare fuori casa, smarrendo sia il primo sia il secondo posto, e non segna da 180’. Pecchia gode della piena fiducia del club, ma l’Hellas, che ha tenuto un ritmo dimezzato dalla 14ª alla 26ª giornata rispetto alle 13 precedenti – 30 punti prima, 16 dopo – non può continuare la frenata: «Dobbiamo portare in trasferta lo spirito del Bentegodi», dice l’allenatore gialloblù. Marino, dal canto suo, sta in guardia: «Verona in flessione? Il suo valore non cambia, è una squadra fatta di grandi calciatori. E queste partite sono sempre imprevedibili».

Sezione: News / Data: Sab 25 febbraio 2017 alle 10:30
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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