Si salta volentieri il pranzo quando lo spettacolo è degno di questo nome. Verona e Brescia hanno deliziato il palato dei quasi 16 mila spettatori del Bentegodi, ma lo hanno fatto in modo diverso: il Verona andando a martellare nell’area avversaria con la forza del suo organico (9 tiri nello specchio, con un palo, e 9 fuori), il Brescia tatticamente e con una condotta di gara ammirevole. Alla fine il 2-2 può sembrare stretto al Verona – che perde l’occasione per scavalcare il Cittadella e balzare in vetta – ma non è un regalo al Brescia.
PAZZINI GIGANTE Un Pazzini illegale per la B (copyright Cristian Brocchi) ha segnato altri due gol – e sono già otto in cinque partite – ma soprattutto si è mostrato come attaccante completo, ispirato, glaciale; che segna, manda in porta e consola i compagni, lotta e si sacrifica. Il leader che Verona cercava dopo l’addio di Toni. Poteva fare di più l’Hellas di ieri? Forse sì, con maggiore attenzione nelle fasi cruciali. Sia in difesa – i due gol sono frutti di errori evitabili – sia in attacco, dove la buona volontà di Luppi non è stata abbinata alla concretezza negli ultimi metri e dove Siligardi si è spesso intestardito a cercare la gloria personale anche quando poteva essere più utile il passaggio al compagno libero. Ma al netto di piccoli, perdonabili pasticci, la forza del Verona non si discute. Se Pazzini è illegale, ci sono altri giocatori che sono un lusso. Romulo, per esempio. Che dopo una decina di minuti dal via ha ricevuto palla poco oltre il centrocampo e si è inventato un’azione che stava per far venire giù lo stadio: tunnel a Coly e poi quattro avversari saltati in slalom come il Tomba dei giorni migliori. Soltanto il palo gli ha negato un gol che sarebbe stato visto e rivisto per giorni su tutti i teleschermi. E che dire di Fossati, che perde magari qualche pallone di troppo, ma quanti ne gioca? Il primo gol di Pazzini, non a caso, è nato da un suo pennellato lancio: il Pazzo è sfuggito al controllo di Lancini sul filo del fuorigioco (ottima vista, assistente Cangiano), ha controllato di petto e girato in porta: palla contro il palo e gol.
BROCCHI CI SA FARE Se il Verona non ha vinto è perché glielo ha impedito il Brescia, al quale vanno dati i giusti meriti. Non si è grandi squadre soltanto se si creano dieci palle gol a partita. Cristian Brocchi aveva il gruppo decimato, in particolare doveva rinunciare agli azzurrini Somma e Morosini e all’infortunato Bonazzoli. Eppure ha studiato le soluzioni giuste per giocarsi la partita senza fare barricate, che non sono nel suo dna. Per la prima volta ha puntato sulla difesa a tre, ma non un finto 3-5-2 mi copro e prego, bensì un 3-4-1-2 in cui tutti hanno svolto con abnegazione il compito richiesto. Poi ci stanno gli errori individuali, ma se si porta in campo il lavoro della settimana tutto diventa più facile. Per un tempo il Brescia ha arginato alla grande il Verona, impedendogli di ragionare, e lo ha colpito alla prima occasione con una punizione di Andrea Caracciolo passata sotto la barriera e finita nell’angolino. E dopo l’1-1 ci sono state le risorse per tornare avanti con Torregrossa. Dopo il 2-2 e cambi così così, il Brescia è stato tenuto a galla da Minelli, ma la pagnotta l’aveva meritata prima. Brocchi al Bentegodi aveva perso 2-1 con il Milan in aprile. Ieri ha ottenuto un punto che va incartato come una vittoria. Perché il tecnico sta dimostrando di saperci fare e forse anche a Milanello qualcuno comincia a rendersene conto.
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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