Nel Torino c’è un Ljajic che, da quando Mihajlovic gli ha cucito addosso abiti da trequartista, mette a disposizione dei compagni le tante qualità di cui è dotato. Con una continuità che non gli era riconosciuta e che, non ha caso, ha indotto il ct della Serbia Slavoljub Muslin a richiamarlo per gli impegni della Nazionale balcanica (contro Austria e Georgia). Domenica nel Verona che sarà di scena al Grande Torino ci sarà invece Cerci. Probabilmente dal primo minuto, secondo quanto trapela dall’ambiente gialloblù. Ebbene la parabola dell’ex Atletico è invece opposta a quella di Ljajic: dai fasti granata è iniziata una discesa che, per adesso, non si è ancora arrestata. Un giudizio su entrambi, nonché sulla stagione del Toro è espresso da Gianluigi Lentini: 

Ljajic compirà domani 26 anni: è scoccata l’ora della defi nitiva maturazione, per il numero 10 granata? «Qualità per fare la differenza le ha sempre messe in mostra. Ma in questa prima fase del campionato sta anche dimostrando di avere quella continuità di rendimento che in precedenza gli aveva fatto difetto. Sì, scommetto sulla sua piena maturazione, nella stagione in corso».

E Cerci? Dopo l’ottimo biennio nel Toro dell’esterno di Valmontone si sono perse le tracce. «Sì è un po’ spento, probabilmente perché è un giocatore che ha bisogno di giocare sempre, di sentirsi indispensabile per rendere al meglio. Alcuni giocatori sfruttano le occasioni che si presentano loro, sono stimolati se messi in discussione, mentre Cerci patisce la panchina. Ha 30 anni compiuti, quindi le stagioni migliori sono alle spalle, però nel Verona ha la chance giusta per tornare importante. La sfrutti al meglio».

La sfida contro i gialloblù è, per i granata, l’occasione adatta per mettere alle spalle il derby? «E’ indubbiamente una gara da tre punti, per il Toro. Il derby è stato perso malamente, ma se a una squadra già molto forte come la Juve regali pure la superiorità numerica per un’ora il discorso si complica maledettamente. Va messa una pietra sopra la sfida contro i bianconeri, adesso c’è da pensare unicamente al lavoro da svolgere al Filadelfia in vista di domenica».

Resta fiducioso, sulla qualifi cazione europea del Torino? «Assolutamente sì. La strada è lunga e la concorrenza folta, ma i granata hanno un buon portiere, una difesa solida e un attacco di primo piano. Juve, Napoli e Roma sono due passi avanti, Milan e Inter forse uno, poi ci sono le altre. Lo spazio per inserirsi nelle prime posizioni della classifica c’è, però voglio vedere quali saranno gli effetti del post derby. Se il ko ha ammazzato l’entusiasmo il contraccolpo sarà pesante, se invece la sconfitta, come è giusto sia, sarà derubricata a incidente di percorso e il Toro saprà da subito reagire l’obiettivo potrà essere raggiunto. Non sono in tante ad avere un Belotti al centro dell’attacco».

Tra gli esterni granata c’è un Iago Falque che si sdoppia tra casa e trasferta: davanti ai propri tifosi offre quasi sempre prestazioni di alto livello, lontano dal Grande Torino in troppe occasioni si perde. Perché? «Ho notato anche io la differenza di rendimento, però non saprei darne motivo, visto che seguo i granata a distanza. Una cosa è certa, lo spagnolo è forte. Molto forte».

Capitolo Niang. Riuscirà Mihajlovic a far sbocciare il francese? «Parliamo di un giocatore che non è mai stato continuo, ma che se è in giornata ha talenti sopra la media. Mihajlovic è un bravo allenatore e conosce bene Niang: sono curioso di vedere il prosieguo della sua stagione, partendo dal presupposto che in panchina c’è chi lo ha fortemente voluto».

Lyanco è già una certezza, per il Toro? «L’ho visto all’opera solo nel derby, una partita che come ho detto è stata condizionata dal rosso a Baselli. Ha fisico e piedi buoni, anche lui mi incuriosisce, ma per adesso rimando il giudizio a quando avrà disputato più partite».

 

Sezione: Focus / Data: Gio 28 settembre 2017 alle 10:00
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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