L'impatto col suolo della Serie B è stato tremendo, nonostante ampi e rassicuranti paracadute. Lontano dalle luci dei grandi stadi, Verona, Benevento e Crotone hanno trovato tanta polvere, dopo aver respirato ben altra aria. Passate in un attimo da favorite d'obbligo ad attori come tanti altri in un mare sempre in tempesta. Dove è facile finire a fondo.
Hellas e Benevento si sono divise 35 milioni di cuscinetto, terapia d'urto sempre piuttosto efficace contro la retrocessione. Così dice la storia, ma prima o poi deve pur giungere l'eccezione. Quindici ne ha avuti il Crotone, dove solo Pitagora oggi riuscirebbe a far tornare i conti tecnici. Invidiate da tutti, le tre deluse, persino troppo ricche in un mondo che s'accontenta spesso degli avanzi. Regine mancate ma protagoniste quasi per inerzia con tutti quei soldi in tasca ed organici sfavillanti. Tutti a guardarle dall'alto verso il basso a luglio, quasi in cagnesco, tirate a lucido in un ring in cui gli altri però entrano ogni fine settimana con semplici tute da lavoro. La B spesso se ne infischia delle gerarchie.

EQUIVOCI IN SERIE Il Benevento s'è ammirato troppo a lungo davanti allo specchio. Spiazzato però dal rendimento parecchio basso di Nocerino, dall'infortunio di Maggio, dalle esitazioni di due cavalli di razza come Letizia e Viola. Convinto dopo aver eliminato anche l'Udinese in Coppa Italia che in fondo vincere il campionato o al limite finire fra le prime due sarebbe stata una passeggiata. Salvo poi rendersi conto che nella città delle streghe non è più tempo di magie. Salvo restare disorientati dall'iniziale 4-3-3 che ha funzionato poco, tanto da obbligare il Benevento a cautelarsi col 3-5-2 che qualche risultato in più l'ha prodotto ma che obbligherà la società ad intervenire pesantemente sul mercato nelle due settimane di gennaio per rifinire ancora meglio il nuovo sistema.
A Crotone è anche peggio, dopo un'estate trascorsa a cercare di prendere il posto del Chievo presentandosi ad ogni processo come terza parte interessata e a sbandierare proclami caduti nel vuoto. Ignorando che tanti giocatori avevano lasciato la testa in Serie A dove non vedono l'ora di tornare e non esattamente col Crotone. Il primo è Budimir, a cui si sono accodati Rodhen, Stoian e Martella. Nalini, talento purissimo di Prandelli di Nogarole, potrebbe riabracciare Davide Nicola, che lo vorrebbe all'Udinese. Rivoluzione in vista. Necessaria. Almeno per evitare la zona playout. Altro che promozione.

LUCI SPENTE Le nobili decadute hanno incassato finora una sonora lezione. Il Benevento ha perso sanguinose partite in casa, vedi Foggia e Ascoli, diventate ora lo specchio di una perfetta incompiuta ma anche della sua presunzione. A Crotone s'è perso del tutto l'ardore predicato da Nicola, irrobustito anche da allenamenti in riva al mare e sostituito adesso solo da tante buone intenzioni che alla fine non hanno fatto altro che accertare il fallimento di Stroppa e i suoi propositi di calcio. Qualcosa del genere sta vivendo anche il Verona, persino fuori dai playoff se il campionato finisse oggi. Imbottigliato nella morsa di sei punti in otto partite. Undici quelli del Benevento, contro i 18 del Palermo. Cinque quelli del Crotone. Con le avversarie, quelle che credevano di giocare una gara impari, a ridere di gusto. Ogni settimana più convinte che la Serie A in fondo non sia esclusiva di quelle tre.

Sezione: Focus / Data: Dom 09 dicembre 2018 alle 14:00 / Fonte: L'Arena
Autore: Anna Vuerich
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