Di questi tempi, è facile pensare che Mandorlini sia accolto a Verona come un eroe. Con la nostalgia a farla da padrona, stasera: l'Hellas rivede da vicino l'allenatore delle due promozioni - dalla Lega Pro alla Serie A - lo sfida oggi nell'anticipo contro la Cremonese mentre il pubblico veronese non ha preso esattamente in simpatia i suoi successori. Il Verona attraversa un momento delicato: la sconfitta di Ascoli nel turno infrasettimanale è solo uno dei passaggi di scarsa continuità di Fabio Grosso. Così Mandorlini si appresta a tornare nello stadio dove ha vissuto i suoi momenti più felici da allenatore.
"Sono stati cinque anni importanti per me - commenta - Ma mi sono ripromesso di non parlarne. Le emozioni sono cose personali, ora penso solo alla Cremonese".

POLVERE E ALTARI Per dribblare l'argomento, a Mandorlini viene incontro la settimana corta. Fatta del turno disputato martedì sera, dove la Cremonese - come Verona stesso - ha perso 1-0. Davanti al Venezia e a un altro frammento del passato indimenticabile per l'allenatore, come Walter Zenga che di fatto lo ha riportato indietro ai tempi dell'Inter. I ricordi, nel caso di stasera, sono molto meno scoloriti. E conducono al 2010, un arrivo a Verona proprio a novembre per sostituire Giuseppe Giannini in panchina. Rincorsa ai playoff centrata, così come l'approdo in Serie B, e alla prima stagione in cadetteria ecco la stessa appendice dell'anno prima. Semifinale col Varese, sogno infranto. Ma, con la nuova proprietà, e le ambizioni portate in dote dal presidente Setti, tutto veniva rimandato di pochissimo. Con l'epopea del Verona guidato da Luca Toni pronta a partire, all'indomani della promozione in A. Dalla polvere agli altari, l'Hellas, nel segno di Andrea Mandorlini.

CAPO-POPOLO In parallelo ci sono stati i rapporti conflittuali con Mauro Gibellini - direttore sportivo del Verona nel primo anno di B - superati a favore di Mandorlini, un triennio in Serie A fatto appunto dei 48 gol di Toni e un piazzamento molto vicino a quello per l'Europa League.
L'Hellas aveva costruito una squadra dalla solidità acclarata. Con gente come Romulo, Iturbe e Jorginho su tutti, nel 4-3-3 votato anche alla fantasia. Poi sarebbero arrivati pure Rafa Marquez e Saviola, in quel periodo il Verona attirava. Abbastanza per far sì che Mandorlini - esonerato nel novembre 2015, con una squadra partita col piede sbagliato in campionato - stasera meriti il giusto tributo nello stadio dove ha lasciato i segni migliori della storia recente dell'Hellas.

Sezione: Focus / Data: Ven 02 novembre 2018 alle 14:00 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Anna Vuerich
vedi letture
Print