1 - Com’è possibile che uno sportivo giovane come Davide Astori sia deceduto in questo modo? «Non si può dire nulla prima che vengano eseguite l’eventuale autopsia e delle prove genetiche» spiega la professoressa Silvia Priori, ordinario di Cardiologia all’Università di Pavia e direttore scientifico degli Istituti Maugeri.

2 - Perché servono prove genetiche? «L’arresto cardiaco di una persona così giovane può essere provocato da malattie ereditarie genetiche, causate da difetti del Dna che generano malattie del muscolo cardiaco, come cardiomiopatia ipertrofica, cardiomiopatia dilatativa, cardiopatia aritmogena, o da mutazioni del Dna che alterano proteine coinvolte nel controllo del ritmo cardiaco, causando malattie in cui il cuore è predisposto ad avere aritmie gravi, come la sindrome del QT Lungo, Sindrome di Brugada o Cpvt».

3 - Che cos’è la Cpvt? «La sigla sta per Tachicardia polimorfa catecolaminergica ed è una malattia in cui il cuore manifesta aritmie soprattutto quando i pazienti sono esposti a stress fisico o psichico. L’elettrocardiogramma a riposo e l’ecografia sono normali, solo l’elettrocardiogramma durante attività fisica e l’analisi genetica permettono di identificarla».

4 - Non ci sono esami che possono individuare queste malattie in tempo anche senza test genetici? «Le malattie genetiche possono sfuggire alla diagnosi. Anche se vengono eseguite visite accurate e tutti gli esami indicati. Non solo: anche quando sono in una forma iniziale, in cui il danno del muscolo o della trasmissione dell’impulso elettrico sono invisibili all’ecocardiografia o all’elettrocardiogramma, questo tipo di malattie possono causare arresti cardiaci fatali come prima manifestazione».

5 - Astori può essere stato vittima di un infarto improvviso? «Alcune malformazioni congenite delle coronarie, i vasi che portano nutrimento al muscolo cardiaco, predispongono all’infarto. Gli atleti professionisti sono sottoposti a visite cardiologiche ripetute, ma questo non sempre basta a escludere la presenza di quelle malformazioni, perché spesso non danno nessun sintomo e per scoprirle sarebbero necessari esami come la coronarografia, che non possono essere fatti a tappeto», spiega Priori.
«Inoltre — aggiunge il professor Cesare Fiorentini, direttore dello Sviluppo area clinica dell’Istituto cardiologico Monzino di Milano — un infarto procura dolore ed è altamente improbabile che non avrebbe lasciato il tempo ad Astori di chiedere soccorso. Fra l’altro, essendosi allenato fino a poche ore prima della morte, è probabile che avrebbe avuto qualche disturbo legato a una sofferenza coronarica».

6 - A parte le cause genetiche, cos’altro può causare una morte che non lascia il tempo di chiedere aiuto? «Un’ipotesi verosimile è che possa essersi trattato di una miocardite virale — spiega Fiorentini — dovuta a una infezione con un virus cardiotropo, cioè che ha la tendenza a localizzarsi in alcune aree del cuore, senza compromettere la prestazione cardiaca ma capace però di dare anche come prima manifestazione una tachicardia ventricolare improvvisa. In questo caso l’atleta potrebbe essere passato dal sonno alla morte».

7 - A quali controlli cardiologici vengono sottoposti gli atleti? «In Italia la legge prevede, per chi pratica sport a livello agonistico, una visita medico sportiva. Questo ha ridotto la mortalità sui campi di gara di circa il 90%, perché il solo elettrocardiogramma ha dimostrato di possedere una adeguata sensibilità e specificità nello scoprire atleti affetti da cardiomiopatie e altre cause di disturbi del ritmo cardiaco potenzialmente letali» spiega Gianfranco Beltrami, cardiologo e vicepresidente della Federazione medicosportiva italiana. Che aggiunge: «Per gli atleti professionisti è previsto anche l’esecuzione di un ecocolordoppler cardiaco ogni due anni. Purtroppo, alcune mutazioni ereditarie genetiche possono però condurre ad aritmie letali anche in soggetti giovani con un cuore apparentemente sano».

Sezione: Focus / Data: Lun 05 marzo 2018 alle 09:30 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Anna Vuerich
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