Capitano disturbiamo? «No, sto lavorando in ufficio. Devo sistemare delle pratiche per consegnare un paio di case». Dall’altra parte del telefono Roberto Tricella. Si proprio il capitano dello scudetto, che poi andò a sostituire in bianconero una leggenda come Gaetano Scirea. Nel Verona 255 presenze, 3 reti con un campionato di B e uno scudetto vinti. Nella Juve invece, 80 partite e 2 reti con vittorie in Coppa Italia e Coppa Uefa. L’ultima volta che l’abbiamo incontrato era per la festa dei 110 anni in Arena e prima ancora impegnato a Madonna di Campiglio nella costruzione di villette di pregio. «Insomma, me la cavo», racconta il «Trice», «sono qua a Cernusco sul Naviglio che lavoro. Sempre avanti dai. Il Verona? Malino vero?!».
 

PER SEMPRE GIALLOBLÙ
Roberto Tricella non ha dubbi. «A Torino sono stato bene ma il mio cuore sarà sempre per il Verona. Sono arrivato ragazzino dall’Inter e in pratica e come se non fossi mai andato via. Ricordi? Ma si dai, visto che ho segnato così poco, il gol a Zoff. Mi stavano raggiungendo e ho calciato. Una bella rete. Meno male perchè dopo due minuti han fatto gol i bianconeri. Un aneddoto? Il grande Zoff che mi disse nel sottopasso a fine partita, dopo che l’avevo battuto. “Mi ha segnato Ferroni della Samp e adesso pure tu, forse è ora che smetta di giocare al calcio“. Grande Dino che poi ritrovai anche a Torino. Purtroppo l’Hellas di oggi non è altezza di quello dei miei tempi. Un peccato».

SCIREA, UN MITO
«Noi vogliamo Tricella in nazional, Tricella in nazional...». Così ancor oggi quando la partita è segnata per i gialloblù, la curva Sud rispolvera un «evergreen» degli anni ottanta. Eppure il «Trice» giocò soltanto 11 partite con gli azzurri. «Immodestamente», racconta l’ex libero del Verona, «nei tre anni top con Bagnoli, credo di essere stato forse il migliore, ma come facevi a scalzare il “Gae“ che ho avuto la fortuna di conoscere in nazionale e con la Juve. Scirea era forte di destro, di sinistro e di testa. Era rapido nelle chiusure ed in più faceva gol. Uno dei più forti giocatori italiani di sempre. Poi era una persona stupenda. Dietro di lui Franco Baresi che non aveva la tecnica per giocare in mezzo al campo come Scirea e poi, naturalmente c’era il sottoscritto». Ride il «Trice», che è stato uno dei migliori interpreti del ruolo negli anni ottanta.

JUVENTUS IMBATTIBILE
Dal passato, al presente. Tricella analizza subito la squadra di Allegri. «Per me è più forte dell’anno scorso», avverte subito l’ex libero gialloblù, «loro sono una squadra tosta, dura e quadrata. In questo momento sono la peggior formazione da incontrare. Sanno far legna e nello stesso tempo hanno giocatori di grande qualità. Sono bravi nei calci piazzati perché hanno gente che calcia bene e quindi ti devi limitare e non far falli. Possono giocare di rimessa, quindi se li attacchi ti fanno male. Sono molto abili a giocare nella metà campo avversaria. La vedo molto dura per il Verona, però...». Ed è tutto su quel «però» che costruiamo insieme a Tricella un briciolo di speranza per l’Hellas. «Ecco l’atteggiamento», spiega l’ex capitano gialloblù, «se sottovalutano la gara vanno incontro a qualche problematica. Se invece affrontano la partita di domani come fa una grande squadra, vedo poche possibilità, purtroppo, per il Verona».

L’HELLAS COME IL MILAN
Tricella è il primo ad essere dispiaciuto per il momento che stanno attraversando i gialloblù. Forse anche per questo sparge un po’ di ottimismo sulla nostra chiacchierata. «Le possibilità di salvarsi», racconta, «passano dalla crescita di qualche giocatore, che migliorerà. Poi l’allenatore spero che possa vedere dei margini di allenamento. Molte volte ci sono dei meccanismi che si innescano così, solo con il lavoro o magari pescando un paio di elementi a gennaio. Il Verona può mettersi tre squadre dietro di sè, ma non di più. Credo che debba giocare alla morte fino all’ultimo secondo». Tricella poi azzarda un paragone con il Milan. «Anche se i rossoneri hanno altri obiettivi», spiega l’ex difensore di Bagnoli, «hanno un po’ lo stesso grande difetto del Verona. Non hanno equilibrio e non danno seguito a buone prove. È meglio giocare sempre da sei o sei mezzo, piuttosto che una partita da otto ed una da quattro in pagella. Il Verona non può battere i rossoneri e poi prendere quattro gol senza giocare ad Udine. Significa che qualcosa non va, che non si è ancora squadra». Difficile dar torto al «Trice»

Sezione: Ex gialloblù / Data: Ven 29 dicembre 2017 alle 11:00 / Fonte: L'Arena
Autore: Ilaria Lauria
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