Toni a Sisto: "Domani Osvaldo ha deciso di fare una sgambata qui allo stadio, verso le tre...". Sisto a Toni: "No, non l'è mia possibile e dopo ve lamentì par el campo...". L'immagine, per chi l'ha vissuta, è ferma nella mente. E' appena finito l'allenamento all'Antistadio di un Verona che non lavorava a porte chiuse, ma, a differenza di oggi, lottava o per lo scudetto o per una Coppa europea. Negli stanzoni degli spogliatoi del Bentegodi, Elkjaer costringeva il massaggiatore Stefani agli straordinari. Nel frattempo, un uomo alto, signorile, con l'immancabile borsello a mano sotto braccio, guadagnava il centro del Bentegodi. A lavorare in mezzo al campo col trattorino e un colbacco alla Giagnoni, c'era Sisto, il custode dello stadio. Lonardi era un signore che non rispondeva mai male a nessuno, che aveva il dono di saper stare un passo dietro agli altri. Per tutti Toni, per i più giovani mister. Aveva appena finito di torchiare Garella e Spuri all'Antistadio. A volte, lui e l'amico Bagnoli si facevano aiutare da Maddè per mettere la palla all'incrocio sotto lo sguardo beato dei tifosi.

"Bravo Claudio, dai che la prendi...". Il "suo" Claudio che era arrivato da Genova, sponda Samp, ancora con gli incubi laziali delle "garellate". L'aveva preso Di Lupo, uomo mai troppo ricordato dai tifosi gialloblu, ma artefice delle fondamenta dello scudetto. Lonardi si era messo in testa che quel portiere così sgraziato e brutto da vedere potesse diventare un campione. Aveva ragione Toni. Quante volte Toni ha parlato con Claudio prima di una partita. Garella è fatto a modo suo, ma anche Bagnoli non era certo "farina da far ostie...". In mezzo c'era sempre Toni.

Toccava spesso a lui curare qualche mal di pancia all'interno di quello splendido spogliatoio. Aveva una passione sfrenata. Non era necessario mettere sul suo contratto che al lunedì avrebbe dovuto curare anche i portieri della Primavera, perchè Toni era già là a sistemare paletti e preparare esercizi. Era stato un buon portiere. Con il Varese aveva fatto la scalata dalla Serie C alla Serie A e poi ancora Como e Genoa con il record di imbattibilità. Parlava poco, ma sulle scalinate di Palazzo Barbieri la sera della festa scudetto si lasciò andare il Toni... Non seguì Bagnoli al Genoa o non fu invitato a seguirlo, poco importa ora. Restò in gialloblù perché dopo Garella, Cervone, Peruzzi, c'era Gregori da far crescere e tanti altri. Qualche rimpatriata e poi la solita malattia... Alla fine era in difficoltà quando Bagnoli e altri ex gialloblù andavano a trovarlo. La signora Erminia e il figlio Diego sono stati costretti a parare di tutto per garantire una certa serenità ad un uomo che ormai aveva capito che la fine stava arrivando. Ci mancherai Toni, come oggi ci mancano le parate di Garella e i gol di Preben. Buon viaggio mister.

Sezione: Ex gialloblù / Data: Dom 09 settembre 2018 alle 14:00 / Fonte: L'Arena
Autore: Giacomo Mozzo
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