Nanu Galderisi, il centravanri dello scudetto del Verona, non bara. Non può mentire. Per chi farà il tifo domenica al Bentegodi? "Non fatemi questa domanda. Come faccio a scegliere, vincerà il migliore, di più non posso dirvi". L'ex centravanti gialloblù visse un'importante parte di carriera al Padova, tanto da conquistare anche la Serie A dopo oltre trent'anni di lontananza.
Galderisi vestì la maglia biancoscudata per sette stagioni, di cui cinque nella serie cadetta; per lui erano gol a grappoli. Il ritorno in Serie A fu meno prolifico, con il solo gol segnato contro il Brescia nella stagione 1994-95, ma l'attaccante era in campo ello spareggio vinto ai rigori col Genoa, valido per la permanenza in Serie A.
Lo incontriamo al Bentegodi. E' terminata Chievo-Juve, lui in tribuna stampa come opinionista Rai. "Ronaldo un campione. Juve sempre più forte e, se il Chievo gioca così... Ma domenica prossima c'è il Padova qui?".

Nanu, con ordine. Dopo lo scudetto? "Dopo il Verona andai al Milan. C'era ancora Liedholm, che poi lasciò a Capello. Segnai poco ed allora ecco la Lazio. Fui felice del ritorno a Verona, ma l'ambiente cominciava a non essere più quello. Difficile ripetersi. C'erano Caniggia e Troglio e poi Marco Pacione. Ci salvammo per un pelo".

E il Padova? "Fu Piero Aggradi a volermi. C'era tanta voglia di calcio ed io avevo bisogno di una piazza così per risalire. Fu la svolta della mia vita."

La prima volta in un Verona-Padova? "Fu all'Appiani e poi al Bentegodi. Che strano. Però non segnai".

La doppietta dell'Appiani? "Quella arrivò credo l'anno successivo o quello dopo ancora. La ricordo, anche perché Piero (Fanna ndr) era nero di rabbia. Vento e acqua e il Padova che vince 3 a 2".

Chi c'era in quel Verona e in quel Padova? "Gente forte. Magari la Serie B era meno giovane di oggi, ma c'era più qualità. Con me c'erano Nunziata, Gabrieli, Di Livio e di là Fanna, i fratelli Pellegini, Prytz e Piovanelli".

Paragone con oggi? "Impossibile. Il calcio è cambiato troppo. Grande pressing e gente che al massimo resta in un club sei mesi. Come fai a far calcio così? E' difficile. E poi ben vengano i giovani, ma ai miei tempi esordivano e giocavano quelli che avevano qualità, poi alcuni arrivavano, altri meno, ma i presupposti c'erano".

Hellas e Padova oggi? "Devo essere sincero, conosco più la squadra di Bisoli. Loro hanno fatto una bella promozione e sono molto aggressivi. Sanno cosa devono fare. Il Verona ha cambiato tanto rispetto all'anno scorso. E poi...".

Cosa? "Al di là della squadra, che aveva delle pecche ma poteva restare in partita fino all'ultimo per salvarsi, non ho capito come giocava l'Hellas. Forse l'allenatore era un po' in confusione".

Di Grosso cosa dici? "Non lo conosco, però se è nel mondo Juve qualcosa deve pur valere. E' dura lavorare quando non c'è la società. A Bari credo sia stata dura per lui. Certo qui a Verona deve lottare per la Serie A, altrimenti diventa difficile".

Pazzini e Di Carmine insieme? "Tutta la vita. Un giocatore come il Pazzo lo devi saper gestire e farlo giocare. Pensate ad una difesa che deve affrontarli. E poi, scusate, due anni fa Pazzini non è stato capocannoniere. Deciderà il mister o il campo. Partirei con lui, poi come sempre è là dentro che devi dimostrare chi sei e se puoi ancora essere decisivo".

Sezione: Ex gialloblù / Data: Ven 24 agosto 2018 alle 08:15 / Fonte: L'Arena
Autore: Anna Vuerich
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