Non solo la partita. Gianluca Falsini va oltre. Nelle piaghe dell'Hellas. Quattro anni di Verona fra il campo e le panchine delle giovanili non si dimenticano, a partire dalla promozione in A del 1999 con la meravigliosa creatura plasmata da Cesare Prandelli. Ascolta e osserva, Falsini. Poi scatta, senza peli sulla lingua.

Benevento-Verona, che partita sarà? "Nessuna delle due sta benissimo. Ho visto l'Hellas contro il Palermo e qualche perplessità mi è venuta, ho visto il Benevento contro il Cittadella in Coppa Italia e l'impressione è stata più o meno la stessa".

Due squadre solo frenate dalle esitazioni di Grosso e Bucchi? "L'unica cosa che rimprovero a Grosso è che non sta contestualizzando dov'è e nessuno lo sta aiutando ad avvicinarsi alla tifoseria. Il pubblico in più è abituato a vedere un tipo di gioco diverso da quello che sta proponendo lui. Anche se nel calcio spesso basta vincere perché tutto torni a posto. La gente di Verona ti ama se dimostri di essere una persona vera e dai tutto quello che hai con grande passione. Anche se mostri dei limiti".

Come si riduce lo strappo coi tifosi? "Essendo chiari. Vedere lo stadio vuoto con il Palermo è stato molto brutto, ma in questo momento di sfiducia diffusa il passo lo deve muovere il club. Setti non può fare un gioco di resistenza, deve rendersi conto che il presidente dell'Hellas ricopre a Verona una posizione di un certo livello anche dal punto di vista sociale. Che vengano aperte le porte per gli allenamenti, che si organizzi un'amichevole in provincia. La tifoseria va riattivata, giocare con ventimila spettatori a fianco è come avere una Ferrari. E non puoi permetterti di tenerla in garage com'è successo col Palermo".

Perché il suo Hellas entrò nel cuore di tutti? "Prandelli non era nessuno, così come Falsini, Brocchi e compagnia. Furono difficili davvero quei primi mesi. Alla fine però vinse la nostra caparbietà. Quel che non vedo ora".

E Pazzini come va gestito? "Lui ha un passato illustre, è un calciatore di livello e vuole giocare. Se poi il Verona l'ha tenuto solo perché non è riuscito a cederlo allora la società deve avere il coraggio di tagliarlo. Altrimenti il dirigente lo può fare anche il mio babbo".

Sezione: Ex gialloblù / Data: Dom 09 dicembre 2018 alle 12:00 / Fonte: L'Arena
Autore: Anna Vuerich
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