La zazzera e la barba, fisico invidiabile, modi semplici, educati e gentili, il figlioletto per mano. Il ritratto dell’uomo qualunque, che qualunque non è. C’era anche Damiano Tommasi sabato mattina all’antistadio per il taglio di nastro dell’impianto dedicato alla memoria di Guido Tavellin.  È stata l’occasione per una breve chiacchierata con l’attuale presidente dell’Assocalciatori. 

Buongiorno Damiano. Tanti anni fa la sua storia partì da questo campo. Il Verona torna a casa…«Avevo 16 anni. Ho calcato questo campo allenandomi qui col settore giovanile e la prima squadra. L’antistadio ha grande forza emotiva. È un piacere che i giovani e la prima squadra, quando verrà, possano allenarsi qui. Ritorna la vecchia abitudine del sabato mattina, com’era una volta». 

Ha avuto modo vedere il Verona quest’anno? «Ho visto il Verona un paio di volte». 

Lo definiscono una corazzata; noi alla storia delle corazzate crediamo poco, e lei?«Credo poco anch’io alle corazzate. In campo bisogna giocare e vincere. Conta come si arriva alle partite e come si costruisce il risultato. Il Verona è quello di due anni fa quando, appena retrocesso, sapeva stare in campo con personalità. Ho visto una squadra che sa cosa fare» 

Veniamo alle magagne.  La serie B a 19 è un obbrobrio? «Assolutamente. Hanno fatto di tutto per farla partire con questo format. Mi auguro si possa tornare a 20. La serie C non è partita a pieno regime. Credo che con un minimo di buonsenso si sarebbe potuto evitare tutto questo. Dopo le elezioni  federali saranno queste le priorità. Speriamo si possa trovare il modo di mettere le cose a posto».

A proposito di elezioni, Damiano Tommasi può ancora dare qualcosa al calcio italiano? «Gioco in seconda categoria. Il mio piccolo contributo al calcio italiano lo do ancora (ridacchia sibillino, ndr)». 

Ci perdoni: intendevamo dietro una scrivania nel palazzo…«Non posso più far parte parte del consiglio federale, visto che la legge impone tre mandati. Con queste elezioni si arriverà alla fine del quadriennio olimpico con un presidente. Non ho adesso nessun pensiero. Sarà difficile avere per me un futuro con determinati profili per la presidenza del calcio italiano». 

Le sarebbe piaciuto chiudere la carriera con la maglia del Verona? «Ho il rammarico di non aver mai giocato in serie A col Verona. Nel 1996 vincemmo il campionato e in estate fui ceduto alla Roma. Mi sarebbe piaciuto chiudere la carriera professionistica a Verona, perché sapevo che qui comunque avrei concluso la mia storia calcistica nel mondo dilettantistico»

Grazie «Grazie a lei»

Sezione: Ex gialloblù / Data: Lun 15 ottobre 2018 alle 12:30
Autore: Lorenzo Fabiano
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