Walter Veltroni ha intervistato Giuseppe "Nanu" Galderisi per il Corriere dello Sport, andando ad analizzare la carriera dell'ex giocatore gialloblù dagli albori fino alle sue ultime partite negli Stati Uniti.

I suoi giorni con la maglia del Verona cominciano dopo un periodo alla Juventus: "Avevo voglia di giocare, di far capire chi ero, sarei andato ovunque per mettermi in mostra", ha affermato Galderisi.
Come si è trovato a Verona? «Integrato al cento per cento. E pensi che la prima volta a Cavalese, in ritiro, successe una cosa che mi è rimasta impressa. Bagnoli ci fece sedere tutti, prese una lavagna e cominciò a scrivere: Garella, Ferroni, Fontolan… Gli attaccanti erano Jordan e Iorio. E disse “Questa è la mia squadra titolare, quella che io ho costruito. Questi devono tenersi il posto, gli altri devono conquistarselo”. Perciò io, dalla Juventus, mi sono trovato riserva nel Verona. Telefonai a Boniperti: “Presidente io qui non voglio stare, perché voglio giocare, come lei mi aveva detto”. Lui si incavolò e mi disse “No, tu stai lì e non rompere le scatole”.
Alla fine, in quella stagione, ho sempre giocato. Io e Iorio quell’anno abbiamo fatto trentacinque gol, fu una stagione molto bella, sia in Coppa Uefa che in campionato, dove arrivammo quinti.
L’anno dopo con l’arrivo di Fanna, di Briegel, di Elkjaer molto cambiò. Quel Verona, in verità, era fatto, per larga parte, da “scarti” di altre squadre, come Bruni, Sacchetti, Di Gennaro della Fiorentina, Ferroni della Sampdoria, Tricella, Fontolan dell’Inter.
In ritiro il nostro obiettivo era non retrocedere. Invece vincemmo lo scudetto. Eravamo straripanti e pieni di energie. Avevamo forza, velocità, un allenatore che curava molto i particolari e parlava poco. Bagnoli, come Trap, ti guardava dentro, pensava che la vita sportiva non fosse fatta solo di calci ma anche di persone
».

Sezione: Ex gialloblù / Data: Sab 31 marzo 2018 alle 11:30 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Anna Vuerich
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