Bisogna affrontare la realtà: i giocatori del Verona, anche se mettono in campo tutta l’energia e la voglia di lottare a loro disposizione, non sono in grado di affrontare squadre di Serie A. E tirando le somme forse non se lo meritano neanche.
Contro Atalanta, Inter e Chievo si è vista una squadra attiva, con l’obiettivo della vittoria e grinta da vendere, ma poi tutto scompare e si torna ad un Verona scialbo, apatico, di poca sostanza.
Il problema è proprio questo: manca la base, mancano i mattoni delle fondamenta e l’”abc”. Se anche gli 11 in campo si sforzano e danno il massimo, non è detto che poi la vittoria arrivi proprio perché mancano le capacità. Se poi i giocatori entrano nel rettangolo di gioco anche senza la voglia di giocare, allora si assiste ad una Caporetto calcistica.

Delneri però ha cambiato la squadra, si dice. Non esattamente.
Il cambio di mister è servito per smuovere l’acqua stagnante in cui il Verona si era lasciato immobilizzare, ma la qualità della squadra è all’incirca la stessa di qualche mese fa. E’ stato venduto “el gran capitán Marquez, è stato preso Marrone che è sbocciato in gialloblù, ma la vera essenza del Verona è rimasta la stessa: una squadrassa che non ha le competenze per affrontare anche solo le squadre da metà classifica (per non avere la presunzione di parlare di Napoli e Juventus).
Andrea Mandorlini era rimasto fermo nelle sabbie mobili assieme ai suoi giocatori e l’arrivo di Delneri è servito a dare una scossa. Il movimento c’è stato, il cambio d’aria pure, qualche vittoria è arrivata, ma la realtà è che il Verona rimane sempre il Verona (nel bene e nel male).

Con un piede nella fossa e l’altro che sta per raggiungerlo, i gialloblù sono ancora ultimi in classifica e la situazione, se prima era da mani nei capelli, ora è da valle di lacrime.
Guardandosi indietro, partita dopo partita, ci si rende conto che questo campionato è stato spaventoso per molti fattori: i pochi punti fatti, il numero elevato di infortuni, il tira e molla della società con Madorlini e il cambio di allenatore, l’addio di un giocatore come Hallfredsson…
La partita contro la  Sampdoria di domani potrebbe anche essere alla portata della squadra di Delneri, ma c’è da chiedersi se una vittoria adesso possa ancora servire a qualcosa. Per salvarsi dalla retrocessione bisognerebbe fare bene da domani fino a fine campionato e che tutte le altre squadre a rischio perdessero le loro partite. Se si riesce a convincere la dea Fortuna è ancora possibile.
Domani al Bentegodi non potrà giocare Pazzini, squalificato, ma tornerà Moras. Souprayen e Viviani invece continuano col lavoro differenziato per recuperare la forma fisica dopo i rispettivi interventi, ma  sembra che manchi poco prima di rivedere in campo almeno l’uomo dei calci piazzati.
La Sampdoria arriva a Verona sicuramente senza Carbonero e Correa. Dodò, Ivan, Laribi e l’ex-Verona Jacopo Sala stanno svolgendo lavoro differenziato, mentre Pereira e Berardi dovrebbero essere ormai recuperati.
Se anche il Bentegodi non dovesse assistere ad una vittoria del Verona, si spera che i giocatori in campo ce la mettano tutta per conquistare altri tre punti e far sì che i tifosi possano godersi una bella partita. L’importante è che fino all’ultimo ci sia gioco e voglia di battersi, perché non sarebbe giusto, nei confronti di chi ogni volta va allo stadio a cantare e tifare per la maglia gialloblù, entrare in campo senza un obiettivo.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 04 marzo 2016 alle 11:30
Autore: Anna Vuerich
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