La prestazione di ieri degli 11 gialloblù contro la Lazio è stata imbarazzante: un gioco lento, noioso, sconclusionato. Nelle teste dei giocatori in campo non c’era un obiettivo preciso e lo si vedeva dai passaggi casuali ai compagni, dai lanci all’indietro verso la difesa o il portiere, dal modo di subire il gioco altrui.

All’Olimpico si è vista una squadra completamente diversa da quella che ha sconfitto l’Atalanta e pareggiato con l’Inter: fin dal fischio d’inizio, gli uomini di Delneri hanno dimostrato di non aver voglia di vincere e nemmeno di volerci provare, nessuno in campo lottava per riconquistare la palla persa, si aspettava piuttosto che i laziali sbagliassero. A parte lo svedese Helander, che nelle ultime partite ha dato prova di grande tenacia e di capacità, il resto della squadra ha subito le scelte degli uomini di Pioli.
Il Verona ieri non aveva anima.

Non tutta la colpa è dei singoli giocatori: anche Delneri ha le sue responsabilità.
La formazione e i cambi effettuati sono stati meno oculati di quanto avrebbero dovuto essere in una partita delicata com’era quella contro la Lazio: Jankovic è stato messo in campo in un ruolo diverso dal suo e ha fatto quello che poteva dopo parecchie giornate in panchina; Gilberto (dal 51') ha giocato poco e male, concedendo il rigore del 5-2; Romulo (anche lui dal 51'), se il fisico potrebbe averlo recuperato, non ha ancora la concentrazione per potersi esprimere in campo, dato che non ha quasi toccato palla.
Tuttavia il mister ha cercato di giustificare la sconfitta incolpando l’arbitraggio, per un gol fuorigioco, e il calendario, per il poco riposo concesso al Verona tra una partita e l’altra di queste ultime settimane.
Il gol citato da Delneri era certamente irregolare, ma senza quello non sarebbe cambiato di molto il risultato. Il poco riposo invece ha di sicuro pesato sulle gambe dei giocatori, ma non sull’atteggiamento passivo che hanno avuto dal primo all’ultimo minuto di gioco. Il problema non è stato la stanchezza, ma il fatto che non c'era voglia di vincere.

Tutti coloro che sono andati fino a Roma per sostenere il Verona con cori ininterrotti (gli unici che si sentivano in tutto l’Olimpico) sono stati ripagati con una prestazione piatta e 5 gol subiti, ma la cosa più imbarazzante è stato il momento in cui, a fine partita, i giocatori sono andati sotto la curva per chiedere ai tifosi se volessero in regalo le magliette di gara.
Toni e i suoi compagni sono tornati negli spogliatoi con le divise addosso, mentre i 143 tifosi che si sono spostati nella capitale per vedere una partita come quella di ieri sono tornati a casa solo con la soddisfazione di essere la miglior tifoseria d’Italia e tra le prime in Europa.
Il prossimo turno sarà in casa per il derby cittadino e il Bentegodi come sempre dimostrerà di essere uno stadio invidiabile per la sua curva gialloblù. Incerta è invece la squadra di Delneri: dimostrerà di meritarsi la miglior tifoseria d’Italia? Dimostrerà di voler lottare per la salvezza e per la propria dignità?

Sezione: Editoriale / Data: Ven 12 febbraio 2016 alle 11:30
Autore: Anna Vuerich
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