Juric lo aveva promesso nella consueta conferenza stampa della vigilia. «Andremo a Milano per fare la nostra partita e giocare come sappiamo, cercando di prenderli alti e metterli in difficoltà. Queste sono le nostre caratteristiche alle quali non intendiamo rinunciare» sono state le sue parole. E così è stato. I gialloblù hanno affrontato il Milan a visto aperto senza mostrare alcun timore reverenziale. Sin dai primi minuti hanno preso possesso della metà campo avversaria ottenendo il meritato vantaggio con Faraoni, abile a depositare in rete con un movimento da vero attaccante, un pallone servito con il contagiri da Zaccagni. Il pareggio dei padroni di casa, frutto di una sfortunata deviazione di Verre, non ha minimamente minato l'autostima della squadra di Juric che nella ripresa ha nuovamente legittimato la propria supremazia andando vicino al gol in due occasioni con due clamorosi pali, colpiti rispettivamente da Pessina e Zaccagni. Nella seconda metà della seconda frazione di gara l’espulsione giusta quanto ingenua di Amrabat ha costretto Juric a rivedere i propri piani spostando l’attenzione sulla fase difensiva. Il pareggio finale, come ha detto lo stesso tecnico  rappresenta un punto guadagnato. A dirla tutta nel resoconto finale mancano un rigore apparso ai più abbastanza evidente e una mancata espulsione di Hernandez, già ammonito, graziato dal signor Chiffi. Dicono sempre della Juventus ma al cospetto delle cosiddette "provinciali" grandi differenze non se ne vedono. 

Il tabù San Siro rimane - il Verona non ha mai vinto nella sua storia alla "Scala del Calcio" - ma sul terreno milanese la squadra ha dato prova di maturità e forza. I gialloblù, ancora una volta, hanno dimostrato di possedere personalità da vendere che consente loro di giocare ad armi pari con qualsiasi avversario. E questo, per una neopromossa è una caratteristica che vale come l'oro.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 03 febbraio 2020 alle 18:00
Autore: Enrico Brigi / Twitter: @enrico_brigi
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