Non giudico se questo sia un derby o se non lo sia, o almeno non lo faccio ora. La mia idea è ben precisa nella testa, ma non voglio parlare di questo. Una cosa è certa ed è stata sottolineata dai risultati degli ultimi anni: come ogni stracittadina che si rispetti l'esito è sempre inaspettato. I calciatori lo sentono, lo fanno vedere in campo e spesso il finale ne è testimone, forse che nel momento di difficoltà questa partita sia quella giusta per il riscatto?

Ci ha provato il Verona di Delneri due anni fa, vincendo un derby ricco di emozioni: quattro gol (3-1 per l’Hellas) e due espulsioni, ma l’obiettivo salvezza era destinato a morire com’è morto presto l’entusiasmo di quella squadra. C’è invece riuscito il Chievo di Corini, che grazie al gol di Lazarevic allo scadere fissò un’inaspettata vittoria, trampolino di salvezza.

Ambedue le gare sono sfuggite al pronostico più ovvio, concedendo alla meno quotata tre punti dal peso d’oro. E allora, come può non essere un derby questo? Senza voler entrare nel merito di un confronto tra tifoserie che hanno storia completamente diversa e, che in fin dei conti, possono far valere il proprio pensiero aldilà del recinto di gioco.

Dentro è una partita fra due squadre della stessa città e questo, ritorno a far valere le testimonianze passate, concede all’Hellas il beneficio di giocarsela ad armi pari, al diavolo la classifica. Se fosse solo questione di numeri e punti non ci sarebbero dubbi sull’esito finale, è tutto invidiabile a questo Chievo.

Ma… Ma non è solo questione di numeri. È una questione di derby che i giocatori, e forse anche più di un negazionista, dimostrano di sentire. Ribadisco, ognuno è liberissimo (e spesso può avere anche ragioni proprie che vanno aldilà del confronto diretto e chiamano in causa la storia) di sbandierare qualsivoglia posizione: fuori dal recinto di gioco.

Perché se qualcosa ho imparato in tanti anni è che, per chi sostiene il Verona, ogni partita viene vissuta come fosse la più importante, quella contro l’avversaria più odiata: perché questa dovrebbe essere differente? Non vivetela come un derby, ma vivetela alla pari di qualsiasi altra partita perché l’importanza dei tre punti domenica è indiscutibile, come sempre la sarà quest'anno.

E contro un Chievo che ci supera in ogni reparto, che oscura il nostro centrocampo (una delle poche note positive di questo avvio) con una mediana altrettanto frangiflutti ed eccellente in impostazione e incursione servirà il miglior Hellas degli ultimi due anni.

Mostrare coraggio, tenacia e determinazione (anche dalle tribune) non significa prestare il fianco a chi asseconda il clima derby, che poi è solo un pensiero e viva Dio che si possa ancora pensarla a modo proprio, ma incoraggiare la squadra verso quell’obiettivo che è la salvezza. Ed è molto più importante di vincere una stracittadina, però si sa: per arrivarci bisogna passare anche da lì.

Tutti questi sentimenti pre-Chievo passeranno nella testa dei giocatori e li faranno certamente agire con uno stimolo in più (almeno nelle intenzioni, sperando che non blocchi le gambe) ma lo stesso succederà ai clivensi: per questo il risultato è apertissimo e fornire un pronostico pare ardua impresa.

Per questo, dopo il Benevento, l’Hellas ha la possibilità di andare a mettere un altro mattoncino sotto i propri piedi (magari anche tre), inseguendo quella salvezza auspicabile da Nord a Sud e viceversa, sempre, per il bene di questa città. Perché in fondo la stracittadina ce la godiamo ed è bene che se la goda tutta Italia, con un occhio di invidia a Verona.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 19 ottobre 2017 alle 12:00
Autore: Lorenzo Salvadori
vedi letture
Print