In certi momenti capita di fare una smorfia compiaciuta tipica di chi sa già di aver vinto. Momenti in cui ci si dice che va bene, se queste sono le condizioni non possiamo che vincere, è scontato. Amiamo pensare che la storia del calcio sia ciclica e i grandi trionfi ritornino, eppure amiamo anche la magia di una prima volta. Sentiamo un peso specifico nelle gare del passato, come se avessero ancora influenza a trentatré anni di distanza.

Tanti ne sono passati da Hellas Verona-Benevento del 22 agosto 1984, una gara valida per la Coppa Italia. Era la prima giornata dei gironi, era l’esordio del più grande Hellas mai esistito. I poveri beneventani arrivati al Bentegodi erano tutti calciatori di Serie C, ma non sfigurarono affatto davanti a quel Verona: finì 4-2 per i gialloblù.

Una splendida tripletta di Elkjær inframezzata dal rigore trasformato da Di Gennaro. Il danese segna come vuole, non si fa mancare neanche un pallonetto al bacio, preparando il pubblico a una stagione indelebilmente magica.

Poi ho pensato a un'altra partita, Hellas Verona-Salernitana del 12 giugno 2012 (emerge fuorviante un altro pensiero: ma come abbiamo fatto a giocare un ritorno di fuoco nel caldo torrido di Salerno al 19 di giugno?). Nell’andata del Bentegodi i gialloblù vincono 2-0 con doppietta di Nicola Ferrari, statuario ad andare per due volte dal dischetto. A dirigere quella partita c’era Marco Di Bello di Brindisi, lo stesso arbitro che cinque anni dopo dirigerà Hellas Verona-Benevento di Serie A.

Io ero allo stadio quel giorno di giugno del 2012, come molti di voi che state leggendo. Ho visto quell’arbitro e probabilmente ho sentito lo speaker annunciare il suo nome, ma solo oggi mi accorgo che era lui e allora faccio la smorfia compiaciuta tipica di chi sa già di aver vinto.

Pensieri sconnessi gettati su un foglio bianco, senza la pretesa che siano compresi a fondo. Magari quel peso specifico del passato proprio non esiste, ma sembra il modo più atroce per intimorire l’avversario andare a raccontargli queste due storie. Ne sono convinto, il passato è ingombrante in ambito calcistico.

Magari vincere lunedì significherà andare a scrivere una storia su un altro precedente, che da quando finisce diventa passato e quindi storia, o forse invece ci sarà una sconfitta a ferire le aspettative e quella partita si perderà nei meandri dei ricordi rimossi per delusione. In quest’ultimo caso ricorderò di aver fatto una smorfia, ma saprò riconoscere il dato soggettivo: non cambierebbe il sentimento verso il passato.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 13 ottobre 2017 alle 11:00
Autore: Lorenzo Salvadori
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