Inizia il mercato, quello di riparazione s’intende, quello dai toni minori e dai titoli meno cubitali.  Sarà, ma sono pur sempre giorni di frenetiche trattative tra chi da un lato alza la cornetta, manda la mail, o bussa alla porta, e chi dall’altro riceve, ascolta, e valuta offerte. Di sicuro la linea telefonica di Filippo Fusco sarà bella calda. Vedremo a fine mese cosa sarà in grado di ottenere. Questa sessione di mercato  rappresenta per il Verona un’opportunità per rinforzarsi in vista della volata finale con cui cercherà di guadagnarsi la permanenza nel salotto buono del nostro calcio, accesso riconquistato appena pochi mesi fa nella notte di Cesena. 

Sull’organico a disposizione di Pecchia allestito in estate, si è detto e scritto molto. Inadeguato per i radicali tranchant, da integrare con innesti tali da colmare qualche lacuna per i moderati. Propendiamo verso la seconda visione, qualcosa da riparare c'è. Su una cosa ci si trova tuttavia d’accordo: niente illusioni. Come ha affermato con estrema chiarezza lo stesso Filippo Fusco in conferenza stampa, qualcosa arriverà, ma niente colpi di testa. I conti dell’Hellas sono e vanno tenuti in ordine, questa la priorità. Gli obiettivi sportivi devono quindi esser raggiunti in ottemperanza della stabilità finanziaria. La virata del girone d’andata al 13 punti non è certo un gran bottino, tuttavia la quota salvezza con tutta la tornata di ritorno da giocare è ad un passo.  Cagliari e Udine a parte, il Verona dopo un inizio stentato, mostra segni di vitalità.  Alla conta mancano come minimo quattro punti dilapidati nelle gare con Bologna, Genoa, e soprattutto Spal: fossimo a 17, potremmo tutto sommato essere tutti concordi nell’asserire di essere in linea con quanto pianificato alla vigilia del campionato. La situazione è certamente critica, ma secondo noi non così disperata come qualcuno con una dose cosmica di pessimismo la dipinge. 

Le aree d’intervento? Caceres è sulla via di Roma, sponda biancoceleste del Tevere (da cui del resto è arrivato): sul campo era una scommessa da vincere ed è stata vinta; la Lazio è impegnata su tre fronti, pressoché scontato che Lotito e Tare lo vogliano ora a Formello. Non sarà facile per Fusco trovare un degno sostituto, ma le vie del mercato sono infinite almeno quanto quelle del Signore. Un difensore lo avremo, staremo a vedere chi sarà. Vi si aggiungesse  pure un esterno, saremmo certamente più contenti. A centrocampo le cose sembrano funzionare: Buchel dopo le prime inquietanti esibizioni è molto cresciuto, Bruno Zuculini è una pedina insostituibile, gli esterni mettono gamba e polmoni, infine il Bessa visto contro la Juve, è stato il migliore della stagione sin qua. Dai suoi piedi fatati, e dall’impeto di Romulo passano molti dei destini dell’Hellas di quest’anno. 

Le maggiori lacune riguardano l’attacco, dove Kean ha forza e volontà, ma è un frutto ancora piuttosto acerbo: pretendere che sia un diciassettenne, seppur bravo, a togliere le castagne dal fuoco, ci pare sinceramente chiedere un po’ troppo. Il simpatico trottolino coreano è una leggerezza insostenibile per la serie A italiana. Detto che Cerci, limitato sin qua dagli infortuni, ha già fatto vedere di essere il nostro valore aggiunto, rimane da risolvere il tormentone legato a Pazzini, elemento finito ai margini del progetto sia in termini tecnici che economici. Il contratto quinquennale glielo fecero Gardini e Bigon con l’avallo di Setti. A Fusco spetta ora risolvere la grana relativa a una risorsa tramutatasi in un problema. Età, rendimento, e condizione del giocatore, non rendono le cose di facile soluzione. Indipendentemente dalla sua partenza o permanenza, una o due punte arriveranno a conferire solidità al reparto che al momento risulta come il più debole. Di nomi ne girano parecchi, più o meno quelli che si facevano in estate. Vedremo che numeri usciranno alla fine dalla roulette. Chiediamo una sola cosa: non si aggiungano altre scommesse a quelle attuali, ne abbiamo già abbastanza. Pochi ma buoni, si diceva un tempo. Se qualcuno deve arrivare, sia perlomeno una certezza, in caso contrario tanto vale rimanere così. Se il Casinò non lo hanno fatto a Castel San Pietro, al Bentegodi avrebbe ancora meno possibilità di realizzazione.

Fa freddo, scende copiosa la neve sui rilievi alpini, piove sulle pianure, ma alla borsa del pallone sarà un gennaio molto caldo. Ne vedremo e leggeremo di ogni alla sagra della bufala. Così va il circo del calciomercato. Fusco farà tutto quello che è nelle sue possibilità, ma da un ministro con poco portafoglio non aspettiamoci miracoli. Gli è stato chiesto di mantenere la categoria con i bilanci a posto. Difficile, ma non impossibile, la prima, certificata la seconda. Prima d’imputargli di aver fallito, aspettiamo almeno la fine del campionato. I conti sono quadrati, ma la palla, si sa, è rotonda. E allora...

Sezione: Editoriale / Data: Mer 03 gennaio 2018 alle 21:47
Autore: Lorenzo Fabiano
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