C’è così tanto da dire, che le parole assurdamente faticano a venir fuori.

Domenica il Verona ci ha fatto vivere un vero e proprio paradosso: pareggiare con l’Inter ed essere amareggiati. Appena poche partite fa, nessuno avrebbe immaginato uno scenario simile e tanti avrebbero pregato, per strappare un punto alla quarta in classifica. Eppure, al triplice fischio al Bentegodi, la sensazione unanime è stata quella di aver perso due punti, più che averne guadagnato uno contro una squadra importante. Sensazione più che giustificata: il Verona ha fatto una gran partita. Tutti ormai danno la squadra per spacciata, ma i giocatori hanno risposto “presente”, sul campo. La squadra è viva, sta cominciando a correre e si cominciano a vedere idee concrete di gioco.

Dopo secoli e secoli, si cominciano infatti a vedere dei calci d’angolo tirati degnamente: a Verona quasi non ci si ricordava più cosa fossero. Marrone ci ha messo decisamente lo zampino, in questa partita: tre assist su tre gol gialloblù, tutti nati da calci piazzati. L’Inter è arrivata al Bentegodi valutando la pericolosità dell’avversario più per la posizione in classifica, che per le prestazioni, come da diverso tempo fanno anche le altre squadre; col senno di poi, per loro è stato un grave errore. Il Verona è sceso in campo con grinta e voglia di dare tutto, perché a quanto pare non si tratta solo delle solite frasi preconfezionate da pronunciare davanti a microfoni e telecamere: i giocatori ci credono ancora per davvero, nella salvezza, e oltre a promettere di mettercela tutta, lo stanno davvero facendo in campo. Si è visto contro l’Atalanta, dove il risultato ne è stata la palese conseguenza, e paradossalmente si è visto ancora di più in una partita da cui si è usciti con un solo punto in saccoccia.

Il Verona aveva le carte in regola sin dal fischio d’inizio: una formazione azzeccata, nonostante le varie assenze, e la voglia di dimostrare che se la può giocare davvero con chiunque, con la convinzione di farcela. La coppia Toni-Pazzini evidentemente può funzionare eccome, anche se dovremo aspettare ancora un po’ per un giudizio definitivo, considerando che Toni non è decisamente ancora al 100% della forma. Gli uomini scesi in campo sapevano perfettamente cosa dovevano fare, e non hanno esitato a farlo: difesa alta e un centrocampo di ferro. Rispetto ad altre occasioni, infatti, gli avversari si sono trovati parecchio in difficoltà a superare la mediana, impensierendo così meno del solito il reparto arretrato gialloblù. Oltre all’esordio di Fares come titolare, che è un buon segno per il futuro, Marrone ha fatto una buona partita di contenimento, oltre a dare il suo preziosissimo contributo sui calci piazzati, Wszolek ha corso praticamente per quattro e Ionita era l’unico ad abbandonare ogni tanto la sua posizione per tenere a bada gli avversari che riuscivano ad oltrepassare la metà del campo. La differenza sostanziale in questa partita l’ha fatta proprio il centrocampo, oltre ad un Gollini che sta dimostrando di crescere partita dopo partita.

Il Verona è sceso in campo con la fame di chi ha tanto da dimostrare e ancora tanto da dare. Si spera questo atteggiamento non sia un fuoco di paglia, quanto piuttosto la fiammella che tiene viva la speranza di potercela ancora fare. Con la Lazio sarà una partita molto delicata: si gioca con diversi giorni di riposo in meno delle altre squadre (dopo aver appena disputato anche un turno infrasettimanale), con una lista degli indisponibili allungata a causa della squalifica di Marrone e contro una squadra non particolarmente costante: attualmente nona, e che nel girone di ritorno ha conquistato solo 6 dei suoi 33 punti. Nonostante le 11 posizioni in classifica che separano i biancocelesti dal Verona, dopo quanto visto domenica al Bentegodi sarà proprio la Lazio, a dover temere l’avversario, ammesso questo riproponga in campo l’intenzione vista negli ultimi turni di campionato.

I numeri sono ancora sfavorevoli all’Hellas, ma la speranza non è morta. Se i giocatori ci credono, proviamo a crederci seriamente anche noi.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 09 febbraio 2016 alle 11:00
Autore: Giorgia Segala
vedi letture
Print