Dieci punti. L'unica differenza portata dal misero punto ottenuto col Genoa è il raggiungimento della doppia cifra in classifica. Dopo 21 giornate.

Per l'ennesima volta, il portiere avversario è stato il migliore in campo (senza nulla togliere a Perin, per cui al Bentegodi c'erano addirittura degli osservatori del Manchester United), storia vista e rivista: com'è possibile che, quasi ad ogni partita, il portiere avversario sia il migliore in campo e, al contempo, che il Verona non solo non vinca mai, ma spesso e volentieri non convinca?

Il Carpi, giocando pure in inferiorità numerica, ha strappato un punto pesantissimo a San Siro contro un'Inter deludente, continuando così la striscia positiva di risultati (8 punti in 4 partite), e anche il Frosinone ha raccolto un punto dalla partita con l'Atalanta. Con questi risultati, non si può nemmeno provare a sperare nelle "disgrazie" altrui, per sentire meno l'insostenibile peso dell'ultimo posto in classifica.

Come ripetuto più volte, l'alibi della sfortuna non può più reggere, anche se sembra sia un tormentone destinato, prima o poi, a contagiare chiunque orbiti intorno al mondo gialloblù: Delneri stesso, infatti, nelle dichiarazioni post-partita di domenica ha gettato le responsabilità sulla costante mancanza di fortuna. La verità è che, se è vero che sono rientrati alcuni giocatori infortunati e che Delneri ha portato qualche idea di gioco a Verona, è altrettanto vero che, come si è visto in queste partite, tutto ciò non basta: nulla di tutto questo può sopperire alla discutibile qualità di una rosa non adeguata. Nemmeno l'appoggio della tanto invocata dea bendata.

Ai giocatori non si può rimproverare quasi nulla: corrono, danno l'anima, ci mettono il cuore e danno dignità a prestazioni che non smuovono la desolante classifica; tutto questo però serve a poco, se poi mancano piedi buoni, velocità e capacità di finalizzare. Ad ora, non c'è nessuno che ad esempio sappia tirare decentemente (e con costanza) sui calci piazzati; è la specialità di Viviani, il quale però, tanto per cambiare, è attualmente indisponibile (e comunque anche lui quando non è in giornata si districa piuttosto male, da quelle situazioni di gioco). Questa lacuna una società non può permettersela, tanto più se gioca nella massima serie. Ed è solo uno dei sintomi che compongono il quadro clinico di questo Verona con un piede nella fossa, chiamata anche Serie B.

Col Genoa di domenica si doveva vincere perché, obiettivamente, la squadra di Gasperini vista al Bentegodi era poca cosa (fatta eccezione per il portiere). Non ha quasi mai impensierito Coppola e nemmeno provato ad affondare il colpo nei momenti più caotici e meno lucidi dei gialloblù. Eppure si torna a casa con un solo punto in saccoccia, dal peso completamente diverso rispetto al medesimo risultato conquistato sette giorni prima con la Roma. Perché, se giocando con la Roma all'Olimpico, ottenere un punto equivale ad una piccola vittoria, ottenerne uno con un Genoa in quello stato non si può non vedere come una sconfitta.

Con la recente vittoria del Troyes, militante nella Ligue 1 francese, il Verona conquista lo scettro di unica squadra dei cinque campionati principali europei a non aver mai vinto una partita in questo campionato. Il mercato ormai è agli sgoccioli, per ora gli unici affari chiusi sono stati innanzitutto la liberazione di due ingaggi pesanti e scomodi come Marquez e Matuzalem, e poi gli arrivi di Emanuelson (svincolato da giugno e che contro la Roma ha deluso, e col Genoa non ha nemmeno visto il campo), di Samir (per ora non pervenuto e non giudicabile, non avendo nemmeno mai giocato in Europa) e di Rebic, il quale con la Roma aveva fatto ben sperare, ma col Genoa è stato protagonista di una prestazione da dimenticare, per chi si è accorto che fosse sceso in campo. Ci sono svariati affari in uscita che non si sbloccano, e molti nomi in entrata che si tramutano successivamente in un nulla di fatto: le voci più insistenti vorrebbero l'arrivo di Marrone per la mediana, con il ragazzo che però non gradisce la destinazione e attende un accordo con la Sampdoria.

A questo punto, coi tempi che stringono, forse sarebbe meglio provare a puntare su giocatori più motivati ad abbracciare la complicata causa gialloblù. Se è vero che la posizione in classifica rende più difficile il mercato, è anche vero che è in momenti come questi che si può valutare la bravura di un buon ds a concludere affari vantaggiosi. Tra pochi giorni si potranno tirare le somme.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 26 gennaio 2016 alle 11:00
Autore: Giorgia Segala
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