C’è chi crede e chi non crede. C’è chi è superstizioso e chi no. C’è anche chi dice: “Non è vero, ma ci credo”.
Divinità, forze superiori, simboli porta fortuna e presagi di sventura. Fin dall’alba dei tempi, l’essere umano ha avuto bisogno di dare una spiegazione a certi fenomeni inspiegabili e di creare entità al di sopra di tutto, capaci di governare il mondo.

Forse anche a Verona c’è qualcuno, lassù (o laggiù, vista l’aria che tira), che si diverte a manovrare le marionette a proprio piacimento, perché altrimenti non si spiega come ogni anno arrivi il momento in cui l’infermeria gialloblù si riempie di giocatori.
Per fare un esempio, nella stagione ’14-’15, Mandorlini si ritrovò a fine settembre con svariati infortunati: Obbadi, Marquez, Lazaros, Martic, Sala, Rafael e anche Benussi. La situazione non migliorò di molto nei mesi successivi: a dicembre era allarme rosso con ancora out Obbadi, Martic e Sala, ai quali si si aggregarono Ionita, Jankovic, Sorensen e lo squalificato Hallfredsson.
Un altro campione da esaminare è la stagione ’17-’18, con Pecchia alla guida: a ottobre erano indisponibili pedine importanti come Caceres, Ferrari, Valoti e Bessa, e ad aprile c’erano Heurtaux, Kean, Matos, Calvano e Boldor in infermeria.

Non è che Maurizio Setti, quando rilevò l’Hellas Verona nella primavera del 2012, si vide passare davanti un gatto nero? O magari ruppe uno specchio. Sette anni di sfortuna, si dice. Quindi col 2019 dovremmo avere dato abbastanza, a Lady Sfortuna.
Ad oggi sono indisponibili Tozzo, Crescenzi, Matos, Munari, Ragusa, Vitale e Zaccagni. Dawidowicz è fermo ai box per una gastroenterite.
È proprio il caso di dirlo: ora basta, abbiamo dato. Il Verona ha la grinta e i giocatori validi per conquistare i primi posti in classifica, ma forse quello che serve è un’altra cosa: una botta di…
Fortuna.

 

Sezione: Editoriale / Data: Mar 05 marzo 2019 alle 20:00
Autore: Anna Vuerich
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