E' notte fonda per il Verona. Stavolta la squadra di Grosso è uscita tra i fischi del pubblico del Bentegodi per l'ennesima prestazione deludente di questo avvio di stagione. Il gioco non c'è, regna invece la noi per un calcio piatto senza mai uno spunto. E' un periodo negativo per il Verona che, nonostante sulla carta dovrebbe essere la corazzata del campionato, sul campo invece non riesce ad esprimersi. E' vero che la strada è ancora lunga e le cose possono cambiare in fretta, ma questa squadra appare senza anima, senza un'identità ben precisa, quando invece, guardando anche il livello medio-basso dell'intero torneo, dovrebbe comodamente occupare la prima posizione. 

Fabio Grosso ci sta provando a trovare la chiave che può dare la svolta alla stagione, ma allo stesso tempo ci sta mettendo del suo con delle scelte che fanno sempre più discutere. Pazzini in panchina è quella che più lascia bocca aperta. Ok il turnover per i tanti impegni ravvicinati (siamo comunque ad inizio stagione) ma visto il momento che sta attraversando il Verona, che fatica a trovare la via del gol, lasciare in panca il Pazzo è come dire di non voler vincere. Pazzini è stato addirittura superato da Tupta (per il quale abbiamo il massimo rispetto) nelle gerarchie di Grosso. Una mossa quella di non affidarsi a Pazzini di facile comprensione. Il Verona deve vincere, deve uscire da un periodo buio e per vincere serve buttarla dentro, cosa che al Pazzo riesce benissimo. Lasciarlo completamente fuori significa rinunciare a segnare, a vincere e probabilmente all'attaccante più forte della Serie B.

Grosso nel post partita, ha spiegato i motivi delle sue decisioni, ma alla fine è il campo a dare il giudizio finale. Altra vittoria mancata dal Verona, tanta fatica nel fare gioco e nel segnare. Grosso speriamo se ne stia rendendo conto che, almeno in parte, una soluzione dei problemi del Verona è proprio vicino a lui, in panchina, quel Pazzini che speriamo di vedere presto in campo. 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 03 novembre 2018 alle 16:00
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
vedi letture
Print