Detto che, occhio alla “fatàl” statistica, mai dal 1957 ad oggi il Verona aveva strapazzato il Milan con tre reti di scarto, ci siamo goduti proprio un bel pranzo al banchetto pre natalizio del Bentegodi. Gnocchi con la pastissàda, bollito con la pearà, e pandoro, hanno surclassato  risotto alla milanese, casseoula, e panettone. Perbellini batte Cracco 3-0, potremmo asserire. Fermiamoci qua, lo consiglia il colesterolo che sotto Natale vive giorni difficili.

Da settimane Fabio Pecchia è oggetto di sberleffi e ironie di ogni genere sui social per l’abbondante utilizzo del termine “crescita” quando chiamato a parlare della sua squadra: prima o poi dal tam tam verrà fuori la Rappecchia, ballata rap pallonara. Si accettano scommesse. Nella conferenza stampa di ieri lo ha sottolineato lui  stesso: “so che mi prendono in giro perché parlo sempre di crescita. Ma non posso farci nulla se quella è la parola chiave del nostro destino”. In effetti, se affronti il campionato con una squadra fatta di poche certezze, tanti giovani al debutto in massima categoria (allenatore compreso), e più di una scommessa, non vediamo come domenica dopo domenica (più lunedì, venerdì, e sabato) non si possa ricorrere a quel termine per descrivere il percorso dei gialloblù.

Dal rocambolesco pareggio Varista di Torino, il Verona è in effetti in crescita. Dei 13 punti sin qua totalizzati, 10 sono arrivati  nelle ultime  dieci giornate.  Se aggiungiamo cosa siamo stati capaci di dilapidare con Cagliari, Bologna, e Spal (senza aggrapparci al VAR silente che ci ha castigati col Genoa) diciamo che oggi potremmo essere in compagnia di Cagliari e Sassuolo al vertice dell’A3. Punti a parte, è nello spirito e nella condizione atletica che la squadra cresce. Il Verona pare aver messo da parte timorosi balbettii, mostrando finalmente determinazione ed intraprendenza. La squadra corre, ringhia, e morde come il mastino che la simboleggia. Vorremmo sempre vederla così. La supponenza del Milan è finita a brandelli. Ora non illudiamoci, la strada è lunghissima e tutta in salita.  Il Cagliari è stato risucchiato, il Genoa è ad un punto, ma Spal, Crotone, e Sassuolo hanno fatto tutte bottino pieno. L’A3 (permetteteci una piccola rivendicazione: lo diciamo infatti da tempi non sospetti), è una corsa a sei per quattro scialuppe di salvataggio. Alla fine saranno due ad affondare insieme al Benevento che la via per gli abissi l’ha presa da un bel po’.

Sabato si fa visita all’Udinese rigenerata dalla cura Oddo e reduce dal colpaccio di San Siro. La crescita (oltre ai punti) deve arrivare da partite come queste. Che ne dica qualcuno, l’autostima e la fiducia sono valori di fondamentale importanza per una squadra giovane come la nostra. Il Verona le cose per bene in campo le fa da un po’, ma se non confutate dai risultati, finiscono per avere la stessa utilità di una goccia d’acqua nel deserto. Il rischio di sprofondare nello sconforto era dietro l’angolo. In tal senso la vittoria di ieri con il Milan è stata il multivitaminico di cui avevamo bisogno. Errori e amnesie ne verranno ancora, ma la cosa più importante è ora proseguire su questa strada. Noi non ci stancheremo, ma anzi pretendiamo, di sentir parlare di “crescita” da qui fino alla volata finale di primavera. E allora corri e mordi Mastino Verona, che se ce la fai il rap lo balliamo a maggio...!

Sezione: Editoriale / Data: Lun 18 dicembre 2017 alle 10:42
Autore: Lorenzo Fabiano
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