Il pesante capitombolo subito tra mura amiche del Bentegodi contro il Benevento ha lasciato inevitabilmente il segno. Nella consueta conferenza stampa che precede l’incontro, le dichiarazioni di Fabio Grosso « Non siamo obbligati a vincere ma solamente a fare una grande prestazione.» hanno lasciato alquanto a desiderare. Il vero problema è che contro i sanniti non solo non è arrivata la vittoria - peraltro di fondamentale importanza in ottica play-off - ma la stessa prestazione è stata a dir poco sconcertante. In campo è scesa una squadra ancora una volta molle, priva di determinazione, senza idee e senza un briciolo di personalità. Esattamente l’opposto di ciò che era lecito attendersi alla vigilia. I risultati delle altre partite hanno forse reso la sconfitta meno dolorosa anche se rimane il fatto che a quattro giornate dalla fine, visto anche il calendario, il cosiddetto fallimento totale è appena dietro l’angolo. Il progetto Serie A inizia a perdere i pezzi e rischia di disintegrarsi in maniera fragorosa.
In queste situazioni la parte del leone dovrebbe, almeno in teoria, farla la società. Niente di tutto questo. Dopo la sconfitta è arrivato addirittura il silenzio stampa senza che nessuno proferisse parola davanti a microfoni e telecamere. Senza che nessuno si degnasse di assumersi la responsabilità di metterci la faccia dopo l’ennesima pessima figura. Fine delle trasmissioni fino a nuovo ordine.Il silenzio assordante ha lasciato solamente spazio alle solite ipotesi di cambio di guida tecnica - richiesta a gran voce dalla piazza ma probabilmente oramai fuori tempo massimo - e ad una non subito confermata notizia di un ritiro anticipato in vista della prossima trasferta di Pescara. Secondo alcuni potrebbe trattarsi della solita manfrina, già vista altre volte non solo durante questa stagione ma anche lo scorso anno quando al timone della nave gialloblù c’era Fabio Pecchia. Il copione rischia di essere sempre il solito. Squadra che sfodera gli artigli - incredibile ma vero - e salva capra e cavoli. Fino alla probabile prossima crisi. Solo che questa volta il tempo è decisamente scaduto. Il cambio andava fatto prima, probabilmente già in occasione della sconfitta di Brescia, ora assumerebbe le sembianze della classica mossa della disperazione, ispirata più dalla paura di non farcela che da un scelta ponderata. In ogni caso senza dubbio sempre meglio la mossa disperata che un imbarazzante immobilismo.
In altre piazze la società è intervenuta anche per molto meno. Basti pensare a Brescia dove Corini - che sta conducendo la squadra verso un’inattesa promozione - ha preso il posto di Suazo dopo poche giornate oppure a Palermo, dove con una squadra terza in graduatoria, è arrivato addirittura l’esonero di Stellone quando mancano solamente quattro giornate al termine del campionato. Tutto questo per dire che se si ha in mente un determinato obiettivo è naturale fare qualsiasi cosa per poterlo raggiungere. A meno che le vere intenzioni siano altre.
Il tremendo sospetto che serpeggia nell’ambiente gialloblù è proprio questo ovverosia il fatto che la promozione non sia così fondamentale come si vuole fare credere. Il pensiero espresso più volte da Maurizio Setti « La cosa più importante è il bilancio.» secondo alcuni potrebbe esserne la prova inconfutabile. Nel senso che prima del risultato sportivo viene l’equilibrio finanziario o meglio il business come preferiscono identificarlo i suoi più acerrimi detrattori. Se la promozione arriva bene, altrimenti pazienza. Con buona pace degli ulteriori dieci milioni residuali di paracadute destinati alle casse gialloblù in caso di mancata promozione. Tutto calcolato ? Tesi difficile da dimostrare anche se nella testa di molti tifosi il dubbio rimane.
Una linea difensiva costruita sull’immobilismo e sul silenzio è, comunque, un atteggiamento difficile da accettare e per nulla rispettoso verso chi paga il biglietto. Ma forse il punto è proprio questo. Chi tace acconsente. Nel frattempo, davanti ad una situazione che appare sempre più compromessa sembra, invece, che il progetto più importante sia quello alquanto nebuloso del nuovo Bentegodi. Ma questa è tutta un’altra storia.
Autore: Enrico Brigi / Twitter: @enrico_brigi
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