Niente primo posto, seconda piazza agganciata con il minimo sindacale. Solo 0-0 con l’Ascoli. Poco Verona. È l’amara constatazione dopo una partita come al solito generosa ma ancora una volta poco ordinata ed evanescente, condita da diversi errori negli ultimi trenta metri.

La squadra che era partita dominando il campionato è un lontanissimo ricordo. Tornare in Serie A sarà una lunga sofferenza. E la speranza è sempre la solita: Giampaolo Pazzini. Quanto si è sentita la sua assenza…

 

IL GRANDE VUOTO – Arrivato allo stadio in macchina con Luca Toni, il capocannoniere non è nemmeno in condizione di andare in panchina. Il problema alla cervicale (forse un’ernia) è roba seria: collo bloccato, anche il braccio sinistro fa male e addirittura due dita si muovono a fatica.

La luce è spenta e Pecchia non ha alternative. Il tecnico ha lanciato Cappelluzzo (solo 164 minuti in totale nelle precedenti partite) e il giovane torello è partito bene con un colpo di testa respinto davanti alla porta da Cacia, poi s’è rivisto nella ripresa nel momento più caldo del match (13’): controllo su Cassata e tentativo di dribbling sull’entrata del mediano avversario, che è sembrato toccarlo ma in realtà lo ha soltanto sfiorato.

L’arbitro ci è cascato e ha fischiato, sul dischetto è andato Romulo, il più esperto in campo, ma il tiro angolato è stato deviato dall’ottimo Lanni.

Fuori Cappelluzzo, Pecchia ha giocato la carta Ganz che più pericolosità l’ha sicuramente portata, cercando anche lui il rigore (stavolta Piccinini non ha abboccato e l’ha giustamente ammonito), segnando in fuorigioco (gol annullato) e colpendo una traversa al 43’ di testa su angolo di Bessa.

 

LE MOSSE – Per rendere sostanzioso il piatto principale, Pecchia ha schierato un bel contorno di trequartisti che però si sono rivelati insipidi e così, dopo due vittorie di fila, la marcia si è arrestata.

Sottotono Bessa, troppo testone Siligardi che comunque con una percussione centrale nel primo tempo, una botta dal limite e un debole colpo di testa nella ripresa è stato minaccioso. Tanti altri sono stati i tentativi del Verona, vicino al gol due volte a testa con Ferrari e Zuculini, e poi nel secondo tempo con un assalto a testa bassa che ha strozzato più volte in gola l’urlo del Bentegodi.

Il gol sarebbe anche potuto arrivare, ma la muraglia alzata da Aglietti non ha mai avuto crepe. L’Ascoli veniva da tre sconfitte di fila e vive qualche tensione interna, quindi questo punto vale oro.

Aglietti ha rinunciato ai gioielli Orsolini e Favilli e badato a non prenderle. Naso turato e via: un solo colpo di testa di Mengoni dopo 30’, di poco alto, poi difesa a oltranza, con il povero Cacia a tenere viva la minaccia davanti.

Lui, che con la maglia del Verona ha segnato 24 gol ed è entrato nella storia del club per essere stato l’attaccante più prolifico in una stagione, ha ricevuto i riconoscenti applausi dello stadio.

Sezione: Copertina / Data: Mar 14 marzo 2017 alle 12:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Giorgia Segala
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