Tappandosi il naso e incassando i primi fischi stagionali, il Verona porta a casa tre punti che sembrano una stufetta in una casa gelata. Pecchia ci appoggia le mani e le sfrega soddisfatto, rischiando di bruciarsi un po’ quando alla fine parla di partita dominata, ma ci sta. In questo momento difficile (3 sconfitte nelle precedenti 5 gare, solo 4 punti interni in tutto) quello che contava era vincere e rispondere al Frosinone, tornando in vetta e staccando Benevento e Spal. Per questo Pecchia va capito.

 

Però sia chiaro: la sua squadra non è più quella splendente della prima parte di stagione. L’alibi del terreno gelato regge fino ad un certo punto. Bisogna considerare che di fronte c’era un’Entella che aveva 11 giocatori contati. Ben organizzata, certo, ma modesta e pure lei in un momento negativo: 4 punti nelle ultime 7 partite e zona playoff persa in favore del Bari.

 

LO SPAVENTO – In due giorni la Liguria è stata battezzata al Bentegodi: domenica la Samp dal Chievo e ieri l’Entella dal Verona. Per la squadra di Chiavari era la prima volta in campionato in questo prestigioso stadio, dopo il debutto assoluto la scorsa estate in Coppa Italia contro il Chievo.

 

E francamente meritava di presentarsi con un abito migliore, non con gli stracci. Gente come Ceccarelli (amato ex), Troiano, Cutolo, Masucci, Ammari e Costa Ferreira non si può regalare a nessuno, figurarsi al Verona.

 

Eppure tanta differenza non s’è vista, anche se l’Hellas ha dominato la scena restando quasi sempre nella metà campo avversaria: peccato che al momento dell’ultimo passaggio i piedi gialloblù sembravano congelati e sono arrivati così tanti strafalcioni da far piovere dagli spalti i più coloriti sacramenti, soprattutto all’inguardabile Souprayen (poco abituato al gelo?).

 

Il Verona ha attaccato ma senza disinvoltura. Nel primo tempo due tentativi a testa di Valoti (anche un oalo basso su un tiro cross) e Bessa, e basta. Per svegliarlo c’è voluto uno spavento quando, all’8’ della ripresa, l’Entella ha fatto la giocata più bella: grande apertura di Tremolada per Caputo, volata in contropiede, scambio con un compagno e assist al centro per Moscati libero, impacciato nel controllo e stoppato da Nicolas nella provvidenziale uscita. Lì il Verona s’è svegliato.

 

ALBERI DI NATALE – Ok, domenica è il 25 dicembre, ma Pecchia e Breda hanno proposto entrambi l’albero di Natale per altri motivi. Comprensibile quello dell’Entella, viste le assenze, meno quello del Verona, che accanto a Pazzini non ha avuto stoccatori. Fino a quando non sono entrati Luppi, Ganz e Gomez, dando più corpo all’attacco. Con il 4-3-3 la squadra s’è riversata nell’area avversaria, confusionaria ma impetuosa.

 

Dopo qualche tentativo e un mischione da brivido, sul sesto angolo Pisano (che già ci aveva provato sul quinto) è saltato appoggiandosi su Diaw incornando in rete. E il Bentegodi s’è scongelato.

Sezione: Copertina / Data: Mar 20 dicembre 2016 alle 10:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Giorgia Segala
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