La prima volta in Serie B tra Verona e Spal risale al 1933 e finì 2-2. Per trovare un altro pareggio tra di loro, 16 partite e 84 anni dopo, c’è voluto questo sofferto posticipo. Che ha una sola conseguenza, anche questa lontana, non nel tempo ma geograficamente.

Perché ad esultare è il Benevento, oggi secondo a fianco dell’Hellas, ma col vantaggio dello scontro diretto, unica squadra a vincere tra le prime (sabato a Vercelli) visto che domenica anche il Frosinone ha pareggiato.

Il Verona rimane ammalato, perché sta pareggiando in casa e perdendo fuori, mentre la Spal si è rivelata troppo timida in questo contesto e, se vuole lottare per la A, dovrà essere più matura.

 

ALIBI – Ad assolvere Pecchia ci sono le tante assenze (Pisano, Siligardi, Valoti, Romulo); ha cercato di ovviare facendo qualche scelta coraggiosa (Boldor, Franco Zuculini, Fares) e con un atteggiamento tattico che voleva quattro giocatori alle spalle di Pazzini pronti a inserirsi e ad attaccare larghi per tenere bassi i micidiali esterni della Spal.

La cosa è riuscita, ma la squadra di Semplici si è chiusa come una fortezza e i colpi di ariete non l’hanno violata. Però il tecnico ospite non è stato ascoltato, perché aveva chiesto coraggio ai suoi, chiamati a misurarsi in un palcoscenico prestigioso. Inesperienza? Può darsi, ma quando in campo hai califfi come Antenucci e Floccari, Arini e Schiattarella, non dovrebbe succedere.

 

OCCASIONI – Se però una squadra avrebbe potuto vincere, sarebbe dovuta essere la Spal, che nel primo tempo ha fallito una palla gol con Floccari e nel finale ha avuto due occasioni clamorose.

La prima con Zigoni, il più atteso della serata visto che in questo stadio suo padre scrisse poesie: bella palla di Schiattarella a Lazzari, inserimento perfetto e cross arretrato, controllo di Zigo Junior e tiro sventato da Nicolas.

Poi al 40’ Vicari sul secondo palo ha scaricato in porta una palla vagante che ha centrato la traversa. Il Verona non avrebbe meritato di perdere, perché ha attaccato per tutta la partita. Con poca lucidità e poco ordine, ma con costanza e generosità, peccando negli ultimi 25 metri.

Pazzini ha invocato un rigore al 19’ per una trattenuta di Bonifazi, nella ripresa (prima parata di Meret) un siluro di Bessa è filato a lato al 17’ e poi al 36’ Cappelluzzo da due passi ha calciato addosso al portiere.

 

SPAVENTO – I 18.000 del Bentegodi (massimo stagionale) meritavano di più e hanno vissuto attimi di apprensione quando, in avvio di ripresa, dalla curva con quasi 3000 ospiti un ultrà è precipitato dal secondo anello. Striscioni ritirati e silenzio surreale, pronti soccorsi e immediato ricovero in ospedale: il ragazzo se l’è cavata con qualche frattura e tanta paura.

Sezione: Copertina / Data: Mar 21 febbraio 2017 alle 12:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Giorgia Segala
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