Una partita simbolo per quello che è il campionato del Verona, che mostra tutta la sua forza ma anche i suoi clamorosi limiti in 90’. È tutta la stagione che va avanti così e stavolta lo si è visto in una botta sola.

Nel primo tempo una grande squadra, padrona del campo, meritatamente in vantaggio e brava a zittire l’avversario. Nel secondo si è invece visto il volto peggiore, con un Hellas chiuso, spaventato, fragile e vulnerabile, raggiunto dal Novara e addirittura messo sotto.

Ci è voluto l’uomo della Provvidenza ad evitare una sconfitta che sarebbe stata disastrosa per gli effetti sulla classifica e sul morale. Pazzini è arrivato a quota 21 reti e si merita una statua, perché per l’ennesima volta ha dimostrato che senza di lui sarebbero stati dolori. Sempre, oggi e in tutta la stagione.

 

PRIMA IL VERONA – Il primo posto si allontana: la Spal ha 5 punti di vantaggio. Il secondo invece – adesso del Frosinone – rimane a 3 lunghezze. Per raggiungerlo servirà il Verona visto nel primo tempo, perché quello della ripresa farebbe fatica anche nei playoff. Pecchia ha ancora cambiato modulo e i fatti per 45’ gli hanno dato ragione.

Basta 3-5-2: il ritorno al 4-3-3 è stato premiato da una prestazione gagliarda, di personalità, con la coppia emiliana Luppi-Siligardi ad esaltarsi accanto a Pazzini. Hanno confezionato il loro primo gol: ottima la giocata di Luppi sulla sinistra, liberandosi di forza e tecnica di due difensori, intelligente lo scarico per l’accorrente Siligardi che ha fulminato Da Costa (27’). Niente da dire.

Un vantaggio, quello portato all’intervallo, sicuramente meritato e forse riduttivo, perché si è giocato ad una porta sola: da segnalare anche la parata di Da Costa sulla botta di Bessa e il tiro dalla distanza di Pazzini sfilato un metro sopra alla traversa. Ma al di là delle occasioni, sono state la padronanza e l’autorevolezza a colpire. Sì, era proprio un grande Verona.

 

POI IL NOVARA – Nella ripresa però la musica è cambiata. Il Novara, reduce da due ko, sapeva che questo sarebbe potuto essere l’ultimo treno per entrare nella corsa playoff: non tanto per i punti, quanto a livello mentale. Pur soffrendo a centrocampo, Boscaglia ha girato la partita.

Il Verona ha cercato di gestire il vantaggio col mestiere, ma è stato un disastro. Il Novara ha trovato un Macheda ispirato e si è messo a comandare. I timidi tentativi del primo tempo sono diventati sostanza all’11, quando Bolzoni ha rimesso al centro dopo un corner, a sinistra della difesa del Verona c’era il solito vuoto (Souprayen…), Dickmann ha rimesso in mezzo e Macheda ha incornato in rete.

Un gol che ha cambiato la partita, perché il Novara si è gasato, sfiorando il 2-1 al 14’ quando Macheda ha centrato una traversa da un metro e sulla ribattuta di Galabinov ha calciato addosso a Nicolas.

Il Verona? Un’altra giocata di Luppi-Siligardi (bravo Da Costa) e poi la svolta di Pecchia, che è tornato al 3-5-2. Dopo che è stato annullato un gol di testa a Macheda su corner (il cross era uscito sul fondo) e che Galabinov ha sparato alto dal limite, si è arrivati al pazzesco recupero.

 

IL RECUPERO – Ghersini ha concesso sei minuti. Il Novara ha continuato ad attaccare, il Verona è riuscito a prendere gol in contropiede: ottimo inserimento di Mantovani a destra, diagonale sul palo e tap-in vincente di Calderoni. Sembrava finita, ma il Novara non ha fatto i conti con l’uomo della Provvidenza, che dal limite ha ripreso al volo una respinta corta di pugno di Da Costa e ha inventato un pallonetto incredibile. Il Verona si aggrappa a questa prodezza per inseguire la A.

Sezione: Copertina / Data: Mar 11 aprile 2017 alle 13:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Giorgia Segala
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