Pari e patta, col Verona che scatta con Luppi e Dezi l’agguanta in un amen. Proprio vero: dagli amici mi guardi Dio che ai nemici ci penso io.

Pecchia (squalificato, in panca il vice Corrent), compagno di squadra con Bucchi a Bologna – il tecnico degli umbri lo accompagnava alle lezioni di diritto tanto erano amici –, si vede bloccare nella corsa verso la A diretta, col Frosinone che s’è rifatto sotto.

Risultato giusto, gara vibrante e da godere, e nel finale (visti certi cambi) si ha l’impressione che un punto accontenti tutti.

 

CHIAVE – Del resto è difficile battere il Perugia (7 sconfitte, come la SPAL) ma difficile pure vincano in casa Bucchi e soci (10 pari, 2 ko e solo 7 vittorie, nelle infrasettimanali, poi mai una gioia da tre punti). Il Curi, quindi, non è un bancomat.

Ma la lettera di Santopadre ai perugini (“…Crediamoci, riempiamo lo stadio…”) carica l’ambiente e la squadra, che trascorre i primi 45’ chiudendo il Verona spesso nella sua metà campo. Bucchi recupera Del Prete, Belmonte-Mancini inforchettano Pazzini, Di Chiara a sinistra.

Scelta furba: difesa a 4 sul tridente veneto e una mossa astuta, Dezi mediano ma praticamente avanzato, supporto dell’attacco. In pratica, la miglior difesa di Bucchi è l’attaccare i veronesi di Pecchia, che assembla un 4-1-4-1 in fase difensiva dove Luppi e Fares sono pignoli nei ripieghi.

Il primo tempo è a centrocampo, poi dal 30’ il Perugia strapazza il Verona e sono dolori: angoli a raffica, tiri dalla distanza, Dezi (32’ sfiora il palo) e Forte (35’ murato da Nicolas in uscita) sfiorano il ko come Pazzini, prima del riposo (46’).

 

SVOLTA – In pratica, a ritmi tambureggianti, Perugia e Verona si erano annullate. La gara poteva esplodere solo su una genialata o un errore. Infatti, Valoti sfrutta un retropassaggio di Dezi, scatta e tira (palla sul palo), Luppi rispedisce in rete il pallone che gela il Curi.

Dura un minuto, perché nel calcio un Dio esiste e premia quel Dezi che fino a quel momento era stato utilissimo, diligentissimo: cross di Di Chiara da sinistra e di testa piazza il pallone.

Il resto sono schermaglie e scelte che fan discutere, come il cambio Pazzini-Ganz. Bucchi ci prova, ordina il 4-2-4 a testa bassa. Ma il tira e molla finale non produce reti, e nemmeno quasi gol all’amico-collega.

Sezione: Copertina / Data: Mer 26 aprile 2017 alle 15:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Giorgia Segala
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