Baci e abbracci, complimenti sinceri e pacche sulle spalle d’incoraggiamento, amicizia vera da campioni del mondo. Alla fine però i tre punti li porta a casa Fabio Grosso, lasciando all’amico eterno Alessandro Nesta gli apprezzamenti per il bel gioco e soprattutto i rimpianti. Perché se il Perugia fosse tornato in Umbria con un pareggio non ci sarebbe stato niente da dire. Invece a esultare è soltanto il Verona, che dopo aver fatto un punto in tre partite è tornato alla vittoria balzando a un solo punto dal Pescara capolista. Questo è quello che conta: riguardo al gioco, bisogna ripassare.

I PROTAGONISTI Perché i dati parlano di un Verona sempre presente nella metà campo avversaria con un possesso palla costante, ma sterile. Grosso però adesso può contare sul vero Di Carmine, che ha superato il travagliato avvio di stagione. Ci voleva il Perugia, la squadra dove ha giocato nelle precedenti due stagioni, per sbloccarsi. Il più classico dei gol dell’ex — ovviamente senza esultanza: ci sta—è arrivato in avvio di ripresa di testa (il primo così dell’Hellas in questa stagione), dal secondo palo, con Gabriel e soprattutto Cremonesi incerti nel lasciargli quel metro di troppo, che lui da bomber vero ha sfruttato con un pallonetto. Sarebbe stato l’uomo della partita, ma la vetrina se la prende tutta il compagno Silvestri, che nella ripresa ha detto di no ai tentativi del Perugia. Due in particolare i momenti caldi: il primo al quarto d’ora, quando ha parato un rigore che Vido si era anche procurato, il secondo al 41’, quando si è opposto due volte ai colpi di testa di Dragomir.

VERONA CONTRATTO Le qualità elastiche di Silvestri non sono quelle del Verona, di fatto contratto e poco brillante. E ancora una volta in svantaggio, ma almeno capace (come con lo Spezia) di andare a vincere. Con carattere, perché dopo due sconfitte e un pareggio un altro passo falso non sarebbe stato preso bene. Pazzini è rimasto in panchina, Grosso ha puntato ancora sul 433 ma per trovare il gol — prima di quello di Di Carmine — deve ringraziare Henderson, che a un soffio dall’intervallo (momento fondamentale) ha inventato una punizione sopra alla barriera che ha rimesso in piedi la partita. Dopo il 21 Grosso ha rinforzato i l centrocampo con Dawidowicz passando al 352 (in difesa Balkovec più stretto), con Laribi vicino a Di Carmine, per poi tornare alla difesa a quattro per fronteggiare l’assalto del Perugia, soffrendo e poi esultando a denti stretti.

PERUGIA A SECCO La rabbia di Nesta è comprensibile perché il Perugia—privo di Gyomber in difesa e Bianco in mezzo — ha avuto i palloni per pareggiare: il rigore sbagliato, i due colpi di testa di Dragomir e altre giocate interessanti soprattutto di Melchiorri. Che aveva sbloccato la gara con un gol da manuale: da una rimessa laterale per il Verona ha puntato l’area e fatto un triangolo pulito con Vido, arrivando a tu per tu con Silvestri per batterlo con un sontuoso pallonetto. Il Grifo però non vince fuori casa da aprile e si vede. Dopo il gol ha solo cercato di contenere, senza approfittare dello scoramento del Verona. Ed è arrivato il ribaltone. Ma l’incoraggiante assalto finale resta: non si trova un Silvestri così tutte le volte.

Sezione: Copertina / Data: Dom 28 ottobre 2018 alle 08:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Anna Vuerich
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